Stai consultando: 'La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole Volume I - La Fede', Can. Giulio Bonatto

   

Pagina (111/178)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (111/178)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 96 -
   muore bene chi muore preparato. È morte buona quella che apre le porte di una eternità felice (lettura 23).
   La morte dà lezioni utili : essa c'insegna la vanità delle cose umane.
   L'imperatore Vespasiano mandava nelle province come governatori degli uomini rapaci, e quando si erano arricchiti li richiamava, e, accusatili, li privava di quanto avevano carpito. Lo storico Svetonio narrando ciò dice che si serviva di loro come di spugne, che assorbivano, e poi spremute rendevano per forza ciò che avevano assorbito. Tale è l'opera della morte. Alla luce di essa si comprende come Gesù metta a fondamento della saggezza il distacco dalle cose della terra le quali per noi non sono che un mezzo e una scala per sollevarci al cielo.
   2° Il giudizio particolare — È il giudizio di ciascun'a-nima, subito dopo la morte.
   La morte è terribile non per sè, ma per ciò che la segue. Dopo di essa avviene il giudizio. In che consiste il giudizio? All'uscire dell'anima dal corpo, le si presenta Gesù che la illumina. Cosi illuminata da un raggio divino, l'anima vedrà che cosa merita di premio o di pena. In ciò sta il giudizio particolare.
   Ora l'anima è una camera oscura. È disposizione di Dio che noi vediamo alquanto buio nella coscienza propria. Nel giorno della morte, Dio svelerà noi a noi stessi : e il suo giudizio sarà decisivo, inappellabile, eterno.
   Gesù ricordava la morte e il rendiconto (giudizio), che la segue con la parabola del fattore infedele (Le. 16, 1). Y. lettura 24.
   3° La risurrezione della carne — È una verità che noi sappiamo per fede. Gesù ha affermato in modo inequivocabile questo dogma, che è collegato col giudizio universale.
   «Viene l'ora, Egli dice, in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la voce del Figlio di Dio e risorgeranno, i buoni alla vita ed i cattivi al castigo » (Giov. 5, 25).
   La ragione umana non avrebbe potuto nè scoprire, nè dimostrare questa verità: essa però la trova ragionevole e conveniente. Infatti: 1° l'anima si servi del corpo per i piaceri colpevoli, o di essi lo privò. È giusto che l'abbia compagno nel premio o nel castigo ; 2° l'anima» senza il corpo è una sostanza incompleta. Senza il corpo avrebbe una