m Parte Prona — Alta Italia
Velleio Patercolo (i, 15) la ricorda fra quelle fondate sotto la repubblica, quantunque sia incerta la data ; ma sembra fosse colonizzata di bel nuovo sotto Augusto, giacché troviamo che essa porta nelle iscrizioni il titolo di Julia Dertona (Orelli, Inscr., 74). Vi stette a campo Decimo Bruto nella sua marcia per inseguire Antonio dopo la battaglia di Mulina o Modena (Cic., Ad Famil., xi, 10); ed era uno dei luoghi ove, durante gli ultimi tempi dell'impero, stanziava per solito un corpo di truppe. Tolomeo colloca erroneamente Dertona fra i Taurini ; la sua vera giacitura è segnata chiaramente in Strabone e negli Itinerari, del pari che l'odierna Tortona che ha redato e conservato l'antico nome romano.
Sotto i Romani la città era di forma quadrilatera e in ciascuno de' suoi lati aprivansi due porte, e anche i sobborghi erano cinti di larghe mura, ciascuna con varie porte. L'abitato occupava un ampio spazio di erta e di piano contenente due valli, dette di Rinarolo e di Angleria, e sette monticelli, di che la città fu chiamata per alcuni Romanetta, perchè sparsa come Roma su sette colli. Al dire degli eruditi tortonesi la città era intersecata da circa novanta vie con sette piazze, e fra' suoi tempii primeggiavano quello di Giove, che sorgeva sul colle più alto, il Savo, quello di Marte, che secondo la tradizione sarebbe stato edificalo dai primi Liguri fondatori della città e da essi chiamato Mar, e quelli di Venere, Pallade, Diana ed Ercole. Quest'ultimo vuoisi esistesse ancora nella seconda metà del secolo XVI e il distruggesse Carlo V per dar luogo alla costruzione del castello. Eranvi anche un ippodromo, un portico, un anfiteatro, un pretorio, un acquidotto, che, principiando da Pietra Bissara e passando per Arquata, Libarna e Serravalle, portava le abbondanti sue acque alle terme urbane, e finalmente le grandiose cloache.
Lungo sarebbe dinumerare la quantità prodigiosa di sculture marmoree, di urne, di vasi lacrimatori e lucerne mortuarie, di pavimenti in mosaico, di medaglie e monete d'oro e d'argento, d'idoletti e altre anticaglie dissotterrate e che si vanno tuttora trovando in Tortona e nelle adiacenze. Molte di queste antichità furono trasportate in Ispagna per ordine del governo d'allora, ed alcune perirono nel 1609 quando fu distrutto il palazzo del Comune. Molli altri monumenti rinvenuti in Tortona porgono testimonianza dell'antichità del cristianesimo in questa città, la di cui chiesa risale ai tempi apostolici. San Marziano, suo primo vescovo, subì il martirio fra il 120 e il 122 nella persecuzione di Adriano. Hannosi anche iscrizioni de' primitivi cristiani, le quali dimostrano l'antichità del cristianesimo in Tortona, il quale conta fra' suoi vescovi anche S. Innocenzo.
Nella decadenza dell'impero romano l'ottimo imperatore Maggiorano vi fu barbaramente trucidato dalle sue truppe insorte ad istigazione del perfido Ricimero. Quando Alarico re dei Goti scese nel 402 in Italia, i Tortonesi per difendersi munirono di solide fortificazioni la loro città, innalzando alte mura fiancheggiate da molte torri merlate e da fossi profondi. Sembra soffrisse assai nella guerra fra Alarico e Teodorico, com'anco in quella fra i Goti ed i Greci, e quando a questi ultimi subentrarono i Longobardi, fu retta ed amministrata da un duca di quella nazione.
Sotto i re longobardi i vescovi tortonesi e i Benedettini acquistarono grandi ricchezze e giurisdizioni notevoli; ma i Tortonesi furono fra i primi in Italia ad entrare in lotta contro la tirannia dell'impero dei proprii vescovi e della nobiltà, ed a gettar per tal modo le fondamenta di quell'indipendenza e libertà che furono assicurate più tardi dalle vittorie della Lega Lombarda; ma neli'istesso tempo lasciaronsi trasportare dalle animosità così frequenti fra città e città nel medioevo. Per tal modo vennero, nel 1107, alle prese coi Pavesi e, nel 1155, con essi e Federico Barbarossa, che saccheggiò e distrusse la loro città, sì che non rimase in piedi che la cattedrale, l'episcopio e la canonica.
Risorto coli1 aiuto degli alleati e principalmente dei Milanesi, fii distrutto una
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