Mandamenti e Comuni del Circondario di Novi Ligure 205
ne furono spossessati come rei dì tradimento. Ne furono nominati feudatari gli Spinola nel 1311, cui succedettero, nel 1596, i Doria. Infine questo possesso veniva ceduto dall'Austria a Casa Savoia nel secolo scorso.
Nelle precedenti generalità sul circondario di Novi Ligure abbiamo detto due parole dell'antica città coloniale romana di Liburna; ed ora che ci troviamo presso i suoi ruderi aggiungeremo alcuni particolari. Sorgeva essa alla distanza di 300 metri da Serravalle e di 500 da Arquata, e fra le sue mura correva la via Postuma, detta anche Postumia, la quale staccandosi dalla via Emilia, poco lungi da Piacenza, toccava Tortona, per quindi traversare la valle dello Scrivia, e, superato l'Apennino sul colle dei Giovi, scendere a Genova seguitando il, corso del Riccò e della Pol-cevera. Non sono ancora molti anni degli edifizi urbani non rimanevano altre vestigia che grandi pavimenti in mosaico e tasselli di piastre vitree colorate, e di marmi e pietruzze legate insieme da un cemento tenacissimo di calce. Ma gli avanzi principali di Libarna consistono in un campo arenario circondato da muri lungo più di 60 metri e largo 40 circa, che stendevasi nella parte settentrionale della città, e fu riconosciuto per un teatro. Presso a quest'edilìzio e dirimpetto ad esso furono trovate vòlte sotterranee sorrette da larghi muri che le separavano in saloni contigui per mezzo di un corridoio, e dall'acquedotto scoperto si arguì che fossero terme urbane. In vicinanza di esse e in vari altri punti si dissotterrarono rottami di mosaico, tritumi di lapislazzoli e di diaspri, graniti, basalti, porfidi, serpentino e marmi variopinti; fusti di colonne, capitelli dei vari ordini, basi, fregi, bassorilievi e altre moltissime sculture. Fra i marmi si distinsero nelle colonne pietre orientali, granito del Tortonese e rocce congeneri al peperino di Tivoli ; ma la maggior parte furono riconosciuti per marmi carraresi, e vi si disseppellirono una sfinge ed una vasca quadrata con quattro delfini. Si riconobbe che un altro acquedotto vi era alimentato dalle acque del rivo che scende da Borlasca a Pietra Bis-sara e recava l'acqua in città, ed era di una magnificenza veramente romana. Moltissime monete d'oro, d'argento, di rame e di eroso-misto attestarono vieppiù sempre la grandezza e l'importanza di Libarna, la quale, oltre il suddetto teatro, aveva ancora un anfiteatro di forma elittica ed un fòro di forma quadrata, come mostrano i loro avanzi.
Le vicende a cui soggiacque Libarna prima e dopo il tempo romano sono quasi ignote affatto e gli eruditi non vanno d'accordo nelle loro supposizioni intorno ad esse. Ma i ruderi suddescritti dicono chiaramente che Libarna doveva essere una delle principali colonie romane. Ignorasi il tempo preciso nel quale fu distrutta; qualche scrittore pretende però, non sappiamo con qual fondamento, che, verso il 452 dell'éra nostra, la distruggessero, col ferro e col fuoco, gli Unni d'Attila flagellum Dei.
Coli, elett. Alessandria IV (Acqui) — Dioc. Tortona — P* T. e Str. ferr. Alessandria-Genova.
Arquata Scrivia (2967 ab.). — Giace in bella pianura, a sinistra dello Scrivia, cinta da poggi ameni, sulla strada da Torino a Genova, a 4 chilometri circa da Serravalle. Parrocchiale di San Giacomo Maggiore con bella statua dell'Assunta di Bartolomeo Carrega di Gavi, ed un piccolo santuario nella gola di un monte sotto le rovine del vecchio e grandioso castello di Montaldo, ora Montaldero, di cui conserva ancora alcuni avanzi. Ospedale ed alcuni Istituti di beneficenza. Filatura e tessitura del lino, filatura della seta; commercio di transito e vendita dei vini; fornace di laterizi, fabbrica di paste, ecc.
Cenni storici. — Costruito, con altri borghi, coi ruderi della suddetta Libarna, Arquata fu, nel medioevo, feudo imperiale, munito fin dal secolo IX di forte castello, posseduto dai vescovi d< Tortona, dagli Estensi, dai Malaspina e dagli Spinola di
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