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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Alessandria
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1890, pagine 256

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Prima — Alta Italia
   All'alba del 15 agosto 1799 Kray, iì vincitore di Mantova, assali l'ala sinistra dei Francesi, la sgominò e già stava per porre piede sul rialto quando Joubert accorse al galoppo sul luogo del pericolo. Non vi era tempo da perdere e tutto bisognava porre in opera per respingere il nemico al basso. Mentre avanzavasi fra i bersaglieri per incuorarli, una palla lo colpì in mezzo al cuore, scagliata, dicesi, da un tirolese che gli aveva posto la mira, e cadde senza profferir più motto.
   Fortunatamente lo aveva accompagnato il non men prode Moreau, il quale prese immediatamente il comando, rannodò i soldati e li condusse contro gli Austriaci. La battaglia allora si fece grossa e sanguinosa. Kray, Bellegarde, Ba-gration, Derfelden, Miloradovic, Rosenberg, Melas, Lusignano, Froehlic, Laudon, Lichtenstein e Suwaroff da una parte; Pérignon, Grouchy, il prode generale piemontese Golii, Partonneaux, Lemoine, Saint-Cyr, Watrin, Laboissière, Moreau dall'altra fecero prodigi di valore. Moreau dapprima respinse gli Austriaci condotti da Kray ; furono anche respinti i Russi del principe Bagration, inviato dal Suwaroff ad assalire di fronte i Francesi nella loro posizione di Novi; respinto successivamente il Derfelden che rinnovò l'assalto ; respinto lo stesso ostinato Suwaroff ; respinti finalmente i generali austriaci dopo di lui. Si combatteva già da oltre otto ore e il fronte dell'esercito francese mantenevasi ancora intiero ; quando al Melas venne fatto muovere in tre colonne da Rivalta e circuire l'ala destra dei Francesi, mentre il Suwaroff, rannodate il meglio che potè le sue genti disordinate, rinfrescava la battaglia e rinnovava l'assalto al centro verso Novi, respingendo finalmente i Francesi nella città ed impadronendosi delle alture che la signoreggiano a destra e a sinistra.
   — Questo fu il momento — dice il Botta nel libro xvii della sua Storia d'Italia — ed il combattimento decisivo della giornata. Piegarono sempre più i Francesi ; gli Austriaci inseguendoli li cacciarono, sebbene non senza grave strage dal canto loro, dal forte alloggiamento che avevano sulle alture dietro ed a fianco di Novi. I fuggiaschi vi si ripararono ; ma, assaltata al tempo stesso questa città dai Russi, fu da loro presa di viva forza a colpi di cannone che atterrarono le porte. I vincitori vi commisero molta e crudele uccisione, facendo man bassa ugualmente su chi si arrendeva e su chi non si arrendeva... In questa guisa per un'ordinazione maestrevole del generale austriaco Melas fu tolta ai Francesi la vittoria, che già tenevano in mano, di una lunga, grave, ostinata e terminativa battaglia. —
   La ritirata dei Francesi per la strada ad Ovada fu disastrosa. Raggiunti a Paslu-rana da un corpo d'Austriaci sotto un maggior Kees, e dai Russi sotto Karacsay, inviato dal Suwaroff ad inseguirli, furono i fuggiaschi, che non riuscirono a salvarsi, posti inesorabilmente a fil di spada. Rimase agli Austro-Russi l'onore della vittoria perchè conquistarono Novi e il campo di battaglia, ma le perdite quasi si pareggiarono. Perderono i Francesi 10,000 uomini, vale a dire 6000 uccisi e 4000 prigioni, fra cui Pérignon e Grouchy gravemente feriti. Mancarono ai Tedeschi circa 6000 fra morti e feriti e quasi altrettanti ai Russi, ma pochi rimasero prigionieri, e, fra i pochi, Lusignano, ferito di palla e di taglio. Oltre il generale in capo Joubert, i Francesi lasciarono sul campo di battaglia di Novi quattro generali di divisione, trentasette cannoni e quattro bandiere.
   Codesta vittoria non ebbe però per gli alleati Austro-Russi, che ia pagarono cara, il risultalo che si sperava, perchè Genova non corse pericolo, ed anzi rimase ai Francesi quasi intiero l'imperio della Liguria. Certo è però che per essa fu conservata ai confederati l'Italia, la quale sarebbe tornata, se i Francesi vincevano, in potere della Francia, come vi tornò poco appresso dopo la vittoria fulminea di Marengo, che vendicò Novi ad usura.
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