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l'arte Quinta — Italia Insulare
omonima, confluente del Cedrino. Parrocchiale della Natività della Vergine, delta comunemente di Santa Maria, con sagrestia doviziosa e nove chiese minori, fra cui In Vergine. delVAltura, tempietto eretto nel 1832 iri occasione di un miracolo. Altre tre chiese fuor del paese: una discosta mezz'ora, sacra alla Vergine della Difem, antichissima e a tre navate; l'altra alla Vergine d'Uria, d'antica struttura anch'essa e di forma uguale, e la tei za a Sant'Elìsio a due navate, lontana due ore.
Si conoscono undici Nuraghi, quasi tutti distrutti, e nel territorio veggonsi ancor le vestigia di antiche abitazioni, particolarmente presso la suddetta chiesa di Sant'Elisio, ove scoprironsi, scavando, molle e solide fondamenta, con rottami di tegole, di vasi, ecc.
Il ti-rritono è più atto alla pastorizia clic all'agricoltura; non pertanto vi si raccoglie grano, orzo, patate, lino, ortaglie, vino, frutta, ecc. Molto bestiame, principalmente pecorino e caprino, e molto formaggio, che smerciasi, con le pelli ed i cuoi, nel porlo di Orosei.
Cenni storici. — Secondo quello che lasciò scritto il vescovo Fara di Posa nella sua storia De Rebus Sardois (1543-01), pubblicata nel 1837 in Tonno, Crune fu compreso nel Goceano dal giudicato di Logudoro e nella diocesi di Castro; ma forse non apparteneva in principio ne a quel regno nè a quella diocesi, come è noto non esservi appartenuti nè Ditti nè Onani, che trovansi nella medesima regione. Può darsi che nelle guerre fra i regoli, quello di Gallura abbia fatto delle perdite o dovuto cedere qualche castello o regione.
Coli, elett. Nuoro Dioc. Nuoro P2 ivi, T. a Ritti.
Osidda (493 ab.). — Giace all'estremità dell'altipiano di Ditti, a breve distanza dalla sponda sinistra del Tirso, circondato da una fìtta selva di quercie, con parrocchiale di Sant'Angelo, martire, grandetta per l'esigua popolazione e con cinque altari. Cinque Nuraghi assai grandi, distrutti in gran parte. Grano, orzo, fave, legumi, lino, patate, vino, alberi fruttiferi, bestiame, formaggio di grande bonlà; vantansi assai le cosidette pere di vacca, in vernacolo casigiolu, formaggi a cui si dà la forma di una pera comprimendoli in una vescica. I formaggi bianchi salamojati s'imbarcano ad Orosei pel Napoletano.
Cenni storici. — Formava parte del distretto di Montacuto nel regno del Logudoro. Nel territorio oggidì occupato da Osidda sorgeva la fiorente Ogrilla, d'origine greca e già rivale d'Olbia. Secondo lo storico Pausania la città avrebbe preso il nome da uno dei boschi dell'Attica, detto Agrite, ed il fondatore ne fu un certo Grillo, mentre il Gedoyn, a cui crede il La Marnièra, dice che il fondatore fu un Agileo o Agile. Giorgio di Lacon scrive invece: Jolai sodi fabbricaruut Ogrillam, citjus hodie remanet memoria in parva villa Osille: E Antonio di Tharros, nella sua storia delle città antiche Vhe est ipsa citate famosa de Agrilla, Ine etiam est Gorilla et Osilla, est petra est fumu.
Fanno fede della sua antichità le molte monete romane ed oggetti ivi rinvenuti, nonché i monumenti preistorici, fra i quali quello detto Sa perda longa de Santa Paniti, a nord della collina di San Paolo, il quale è un vero Menhir alto 10 metri, con attorno altre pietre coniche ed una lastra in forma d'altare.
Coli, elett. Nuoro — Pioc. Ozieri — P2 T, a Bitti.
Mandamento di B0L0TANA (comprende 3 Comuni, popol. 5576 ab.). — Il territorio in montagna è una selva continua d'alberi d'ogni specie, alcuni dei quali colossali. Molti piccoli fiumi che scorrono nei tre bacini principali del Coghinas, del Temo e del Tirso.
Bolotana (3123 ab.). — Sorge a 603 metri, appiè dei monti del Marginile, presso all'angolo ch'essi formano con quelli del Goceano, in un dolce pendìo verso sud. Le case sono in numero di circa 800. La strada detta di San Salvatore, ov'era una