Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (331/471)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (331/471)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Mandamenti e Comuni del Circondario di Alghero
   fj.jy
   Altre feste preparò Alghero nel 1619 per l'arrivo del grande ammiraglio di Spagna, Emanuele Filiberto di Savoia, tra le quali è da ricordare una caccia offertagli nel monte .Doglia.
   Troppo lungo sarebbe narrar qui per disteso le vicende successive di Alghero devastata più volte dalla peste e sol diremo che nel 1660 i Francesi tentarono impadronirsene, ma furon respinti col soccorso recato da Sassari da Francesco Carro/, e da Ansaldo Pilo dopo un combattimento di quattro ore.
   Nel 1717, dopo l'espugnazione di Cagliari, il marchese Leyde e il marchese di San Filippo guidarono la squadra contro Alghero, la qualp capitolò dopo pochi giorni di assedio e tornò sotto il dominio spaglinolo, dal quale passò poi coll'intiera Sardegna al Sabaudo.
   Nel maggio del 1829 il principe di Carignnno, poi re Carlo Alberto, fu accolto (•on grandi feste in Alghero ove fra le altre cose ebbe luogo una regata di più di 500 feluche, schierate in due lìnee da Alghero sino alla Maddalena.
   Nel 1855 il colèra attaccava fieramente la città, per modo che in breve volger di tempo fece strage di ben metà della sua popolazione, che sommava ali'incirca a 8000 anime. Le autorità e gli abitanti gareggiarono nel rendere meno acerba la sventura, specie il sindaco G. B. Garibaldi e il sottoprefetto Spirito Fiacca.
   UOMINI ILLUSTRI
   Ne ebbe non pochi Alghero, fra gli altri i seguenti. Fra i legisti in primo luogo l'Olives, che scrisse un buon Commento sulla cosidetta Carta de Lngu, di Eleonora di Arborea, e quindi Anton Angelo Carcassona, G. B. Buragnaj Michele Moreno, ecc.; Antonio Giraldi, valente in medicina; nelle discipline filosofiche, P. Francesco Manca de Prado; nella poesia latina ed italiana, Carlo Buragna; in teologia Ambrogio Maehin, arcivescovo di Cagliari, e Francesco Boyl; nella predicazione e in filologia, l'abate G. F. Simon, canonista del re; nella poesia italiana, Giuseppe Delitala, morto a 22 anni con grave danno della letteratura sarda, e nelle belle lettere l'abate Massaia.
   Ma gloria precipua di Alghero fu il barone Giuseppe Manno, nato il 17 marzo 1786, morto a Torino il 25 gennaio 1868, storico, letterato, magistrato, uomo politico, autore della Storia della Sardegna in 4 volumi; Storia moderna della Sardegna in 2 volumi; La Fortuna delle. Parole, tanto lodata dai filologi e linguisti; Salmi ; Sui vizi dei Letterati. Nel 1848 fu nominato senatore del regno, e dal 1849 al 1853 fu presidente del Senato. Scrisse ancora La Fortuna delle. Frasi e Note Sarde e Bicordi. 11 barone Giuseppe Manno va celebrato meritamente non solo per la vasta dottrina e la novità dei pensieri, ma per la bellezza dello stile e per la purezza e leggiadrìa della lingua.
   Nè solo nei vasti campi della scienza, Alghero recò un gran contingente di arditi campioni, ma anche in quello delle armi, nei tempi in cui la città fu travagliata da nemici esterni, che se la contendevano. Tra questi vanno segnalati Abella Nicolò, Di Ferrerò Pietro e Xonxoto Andrea nel secolo XV; Ferretto Girolamo, nel XVI, e Amat Gio. Battista e Ruiz Michele, nel XVII, tutti distintisi coll'esporre la vita e le sostanze in difesa della patria.
   Coli, elett. Alghero — Dioc. Alghero — P'J T., Str. ferr e Scalo marittimo.
   Olrnedo (486 ab.). — Sorge a 50 metri di altezza, sull'ultimo pendìo di un colle vulcanico, che protendesi verso ostro-scirocco, denominalo Monte Bosso (236 ni.), dal suo colore. È una borgata di poche case, divise da quattro vie quasi parallele, con piccola parrocchiale della Vergine d'Italia o Tedia. Presso la cosidetta Fonte d'Italia è fama vivesse anticamente un popolo e vi si veggono infatti vestigia e rovine di abitazioni e di sette Nuraghi. Cereali, orzo, fave, lino, fichi d'India, bestiame,