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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   33(5 l'arte Quinta — Italia Insulare
   quattro miglia dal nemico, sfidando gli Aragonesi in campo aperto. Don Pietro, intimorito da simile ardire, inviò un messaggiero di pace a Mariano, il quale, unitamente al suo alleato Matteo Doria, l'accettò. Mariano riebbe le sue castella e terre di Gallura, i Doria Monteleone e Castel Genovese, non però Alghero, che rimase alla Casa d'Aragona, la quale metteva per tal modo profonde e riefasLe radici in quest'isola.
   Ma i Doria non si tennero paghi di simile convenzione, e perchè mal volentieri rinuuziavario ad Alghero e perchè gli abitanti di questa città li supplicavano continuamente a tentarne il riacquisto con promessa d'aiuti, finché, nel 1374, coll'aiuto di quaranta navi genovesi, mossero ad assediarla. Ma il gran nerbo del presidio resistette al nemico e vani riuscirono gli sforzi di questi.
   Nel 1391 molti isolani, i quali s'erano per diverse ragioni domiciliati iri Alghero, congiurarono per dare la città ili potere di Mariano IV, ma scoperti a tempo ne furono cacciati ili un sol giorno armata mano. L'arino appresso Brancaleone Doria, marito ad Eleonora d'Arborea e perciò genero a Mariano, volendo vendicare i Sardi espulsi, cinse, la città d'assedio, ma ne fu respinto. Nel 1412 il visconte di Narbona, a capo di 150 balestrieri e 300 cavalli, s'impadronisce di sorpresa della torre dello Sperone. Vi rimane per poco, poiché popolazione e presidio gli vanno contro e lo sopraffanno. Egli si salva con la fuga, il suo capitano detto il Conte Rosso, bastardo di Savoia, è preso e decapitato, e i suoi soldati parte finiscono in prigione, parte fucilati. E siccome la maggior parte di questi erano sassaresi, da ciò nacquero le inimicizie e gli odii tra gli abitanti delle due città finitime.
   Nel 1541, l'imperatore Carlo V si recò a visitare Alghero, che soleva pur chiamare la sua Barcelloneta e che trovò, son sue parole: Bonitu por mi f'e, y lieti assentatici (bellina in fede mia e ben situata) alludendo alla sua posizione strategica ed alle sue mura. I soldati spagnuoli, che accompagnavano l'imperatore, cominciarono col saccheggiare il ponte preparato per il di lui sbarco, togliendone le ricche e preziose stoffe ricamate in oro e gli arazzi di prezzo, di cui era adorno, la qual cosa, dicesi, che abbia divertilo molto il sovrano spagnuolo. Questi sbarcò e a piedi visitò la città lungo il mare, indi, montato un magnifico cavallo offertogli, fece il giro esLerno delle mura e rientrò in città, andando ad alloggiare nella casa di Don Pietro Ferrera, la quale appartenne poscia fino agli ultimi tempi ai conti della Minerva. Affacciatosi alla finestra, che dava sulla piazza, i soldati, forse per divertirlo, si misero ad inseguire e a spaventare, e poscia a percuotere le greggie e gli armenti, che colà si trovavano riunite in attesa d'essere imbarcate nelle regie galee, presentando agli occhi dell'imperatore, che si sollazzò moltissimo, uno spettacolo selvaggio. Si narra che un ufficiale del suo seguito chiedesse a Carlo V, se potevansi portar via gli arazzi e le ricche tappezzerie, che ornavano le pareti della sala, dove trova varisi, e che allora questi voltosi alPalcaide (sindaco;, che gli stava al fianco, dicesse: Jurudo mirati qne no hayan danòs estos locos (occorre guardare, che non abbiano danno questi luoghi). Il Manno nella sua storia preziosa, riporta tale aneddoto.
   Per tre giorni l'imperatore andò di festa in festa, in mezzo allo schiamazzo ed al giubilo generale, il quale diede luogo a non pochi scandali per parte di quella soldatesca sfrenata, avida di bottino. Da Alghero indi egli parti per la spedizione d'Africa. Gli Algheresi, non ostante l'ingente spesa sostenuta per quella baldoria e i danni sofferti, furono grati al loro sovrano per l'onore loro accordato d'una visita, la quale non servì che di pretesto per rifornire la sua flotta di viveri, e vollero perpetuarne il ricordo con il ridicolo provvedimento di murare la finestra, ov'egli si era affacciato, perchè non esisteva persona tanto degna di potersi mettere dove s'era collocato il potente signore „. Servilismo spagnuolo! Fino ad una ventina d'anni fa quella finestra rimase murata e non fu riaperta che quando si restaurò la casa Albis.