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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Alghero
   A3 chilometri da Alghero, sulla strada per Porto Conte, trovasi la colonia agricola penale detta Cuguttu, estensione di 150 ettari ottimamente coltivata, ina posta nel luogo più malsano, anzi nell'unica zona malarica della regione, poiché sta a ridosso d'una rete di stagni, che occupano circa 100 ettari, con le loro acque miasmatiche, e che quell' amministrazione, non ostante possa disporre di 760 braccia, chè tanti sono i condannati ivi esistenti, non ha mai pensato nè ad incanalare per dar loro scolo, nè a colmare con gettate di sabbia o di terra. Ed ogni anno la febbre miete non pochi di quei disgraziati, che hanno reso quel luogo fertile, ma che per una inesplicabile contabilità, la quale regge tutte le colonie penitenziarie sarde, è quasi sempre passivo. Cuguttu è frazione d'Alghero, come Valverde, la quale accenna a diventare una grossa borgata e dista G chilometri dalla città.
   Non lungi da Alghero e stata recentemente impiantata una splendida stalla, l'unica che esista in Sardegna, per iniziativa del signor Costa, genovese, il quale col sistema il più razionale attende all'allevamento del bestiame bovino, di cui ben 160 capi possono ripararsi nella stalla.
   Più lungi e più recentemente impiantato (maggio 1893) sorge lo Stabilimento agricolo, che la Cooperativa Agricola Italiana di coltivazione, rifertilizzazione e colonizzazione interna allo scopo di eccitare gli isolani a costituirsi in cooperativa agricola, ha fondato nel territorio detto Suriglteddu. È appena un anno che l'idea fu gettala ed oggi essa si va realizzando e numerose squadre di lavoratori solcano col terso acciaio del vomere terreni, inai forse tocchi da strumento rurale, i quattro chilometri e mezzo quadrati (455 ettari) di terreno, destinato a produrre cereali, vino, olivi e frutta, ad alimentare ovini e bovini, che vi si alleveranno, migliorandone le razze e ricavando dai loro prodotti benefizi ingenti.
   CENNI STO III CI
   Il nomi di Alghero vuoisi derivi da quello, che aveva il lido, detto dai Sardi S'aligli èra, dalla quantità delle alghe che vi si addensavano spinte dalle onde del mare. Eu latinizzato in Alyurium e i Catalani lo tramutarono in FA Alguer. Dalla sua fondazione sino al 1503 ebbe nome di villa o rocca, finché per diploma del re Ferdinando III fu eretta in città e scelta contemporaneamente a sede di un vescovo in forza della bolla pontificia di Giulio 11 in data dell'S dicembre del suddetto anno.
   Verso il 1102 i Doria, genovesi, presero a tortiticarvisi, quando la repubblica di Genova in guerra coi Pisani, dopo l'aggressione proditoria della Corsica nel 1051 da questi compita, prese a combatterli non solo direttamente, ma anche nei loro amici e vassalli, saccheggiando le coste sarde e colmandole di rovine. Alghero apparteneva in comune a tutta la famiglia Doria, la quale ne ebbe la signoria per ben due secoli e mezzo.
   Nel 1283 la squadra pisana, sotto il comando di And re otto Saracino, strinse di assedio la rocca. L'Andreotto chiese l'aiuto di suo genero Mariano, giudice d'Arborea, che accorse con le sue genti; gli assediati resisterono 28 giorni e poi si arresero.
   Nel 1353 la squadra genovese fu sconfitta dall'aragonese nelle acque di l'orto Conte e il vincitore Bernardo di Cabrera, impadronitosi di Alghero, ne diede il comando al barone catalano Gisperto di Castelet, non appena partito il quale gli Algheresi insorsero per istigazione del Giudice di Arborea ed uccisero tutti i Catalani.
   Nell'anno seguente D. Pietro il Cerimonioso giunse in persona con 90 galee, e, sbarcato a Porto Conte con 12,000 circa combattenti pose l'assedio ad Alghero, la quale si difese valorosamente mercè anche l'aiuto formidabile del Giudice d'Arborea accorso con un esercito di 15,000 soldati e 2000 cavalieri, il quale si attendò a