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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   33(5 l'arte Quinta — Italia Insulare
   Dintorni di Alghero
   I dintorni di Alghero sono amenissimi; le campagne lussureggianti, la ricchezza e bontà delle acque, lo spesseggiare dei cascinali e delle villette, li rendono festanti Sono da notarsi ie regioni di SatWJalfisia e di San Giuliano e tutto il territorio lungo il percorso della strada provinciale per Sassari, di cui i vasti e ricchi poderi lamio una superba plaga. — Gli orti sono addirittura splendidi! esclamazione entusiastica strappata dalla loro vista a Francesco Ingegnoli, delegato col Chiesi Gastone, che la riporta nel suo libro In Sardegna (1893) e con L. Augusto Perus.sia, direttore della Gazzetta Agricola, dalla Cooperativa Agricola Italiana, per «studiare il luogo acconcio per l'impianto d'una Cooperativa agricola sarda, di cui diremo più avanti il territorio è ricco di caccia grossa e minuta, ed innumerevoli stormi di pernici e di beccaccie destano l'avidità dei Neinbrod non solo del paese, ina delle altre regioni.
   II terreno d'Alghero è un calcai e compatto grigiastro, con rognoni di selce bruna. Presso il mare si veggono banchi di gres quaternario. Nei dintorni invece trovasi la roccia trachitica, massime nella collina di San Giuliano e nei monti Riccio e di Sant'Elmo. 1 monti Agnese e C'arbia, al nord della città, sono formati di calcare compatto bianco, tendente al giallo. Il La Marinoni li attribuì ad epoca secondaria.
   Seguendo la spiaggia nord trovasi il monte Doglia, isolato, alto 430 metri dal livello del mare, nella cui cima il La Marniera collocò un segnale trigonometrico. Questa montagna, già ricca di boschi e di caccia, ora è resa brulla dalla vandalica mano degli speculatori.
   Presso a questo monte s'innalza, un po'al nord, il monte Gera, e più in là, dentro terra, il lago di Borace. Quivi presso sorgeva la città omonima, che dicesi distrutta per opera degli abitanti della vicina Carbia, ma che i pastori asseriscono, per tradizione, essere stata inghiottita dalle acque del lago, in castigo dei molti peccati dei suoi abitanti. In detta località esiste ancora la chiesa di Santa Maria de Carola, in cui si osservano tre grotte sepolcrali, dette di San Pietro, le quali ricordano forse la donazione della chiesa di San Pietro in Simbauo fatta nel 1233 da un Costantino di Carvia, di cui parla la storia. Or sono 30 armi vi si scopri pure una ricchissima tomba. In varii tempi vi si rinvennero ossa e scheletri e molti ipogei, chiamati Domos de Janas ed anche Furrighesos, i quali sono tombe di Cartaginesi, innalzate ai loro capi o generali. Esse consistono in due muri lunghi spesso sino a 15 metri, più o meno elevati dal suolo, e distanti, parallelamente un metro, per un tratto e poi restringentisi a trapezio, ricoperti da grossi lastroni. Dinanzi sorge una stela, terminante a mezz'arco e con alla base un'apertura, che comunica col fosso mortuario. Ai fianchi di questa stelavi sono o muri o massi isolati o colonne coniche. Questi monumenti, non speciali alla Sardegna, rassomigliano ai dolmen-gallerie della Francia occidentale, e pare fossero destinati a raccogliere il corpo d'un solo individuo.
   La gran quantità di Nuraghi sparsa nel territorio algherese, come in quello della Nurra, indusse la Direzione degli scavi e conservazione delle antichità ad ordinare la formazione d'una carta nuragogralica di questi dintorni, che fu affidata al Nissardi ispettore degli scavi. Essa comprende le regioni di Alghero, della Nurra, di Sassari e di Porto Torres, e comprende 300 di tali monumenti. Tra questi è notevole quello detto Sa cobelciuda, che fu riprodotto in sughero dal signor Oddini, assistente ai Museo archeologico di Cagliari, alla scala da 1 a 40, e che fu presentato all'esposizione di Palermo, lavoro accurato e di somma pazienza, il quale, spaccandosi in varie parti, permette di osservarne, non solo la costruzione esterna, ma anche quella interna, con le scale attraverso le mura, le stanze e le fessure o finestre.