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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Quinta — Italia Insulare
   ai lati della porta maggiore e due minori fra queste e i cappelloni. Sedici sono le cappelle e quasi tutti gli altari sono di marmo. Notevole fra questi quello dH Santissimo in forma di tempietto di un vaghissimo disegno e di non men bella sedizione e lodevoli anche l'aitar maggiore e la cappella di San Filippo. Vi si vede, fra le altre cose, il semplice ma bel mausoleo fatto innalzare da Carlo Felice duca del Genevese, poi re «li Sardegna, al fratello Maurizio Giuseppe di Savoia, duca del Monferrato, morto il 2 settembre del 1799. La base del monumento • in marmo grigio e vi si legge un'iscrizione sopra l'urna cineraria con ad un lato la Carila, clie allatta e accarezza alcuni orfani e dall'altro un tronco dì colonna fra due statue: la Sardegna, che piange sull'urna abbracciandola con la mano sinistra, mentre regge con la destra i capi delle catenelle di uri turibolo posato sul tronco della colonna. Alla sua destra un Genio con la fiaccola arrovesciata sul detto tronco e la guancia rigata di lagrime appoggiata alla mano sinistra ed ai suoi piedi lo scudo con lo stemma di Savoia.
   Oltre degli arredi sacri in argento la sagrestia va ornata delle statue degli apostoli Pietro e Paolo, di dieci lampadari e di molti altri oggetti di pregio e di valore. Fra le reliquie sono cospicue: quella di San Giuseppe Calasanzio, dono di monsignor Delbecehi, ex-generale delle Scuole pie. e quello che vuoisi contenga il teschio di uno degli Innocenti sgozzati nella strage di Erode, dono di certo cardinal Colonna, scampato al naufragio in Porto Conte. Dei dipinti di pennello non mediocre sono da ricordare la Benedizione di Giacobbe e il suo incontro tornando da Labano col fratello Esaù, VAdorazione di Abramo ai tre angeli e il convito da lui apprestato a questi tre ospiti divini. Presso al Duomo s'innalza il Seminario e il palazzo Episcopale.
   Molte chiese ha la città, alcune delle quali pregevoli. Tra queste si notano la chiesa di San Michele, già collegio dei Gesuiti, ove si trovano diversi quadri d'autore: l'altra dedicata alla Vergine della Misericordia, notevole per alcuni altari antichi; quella dei Francescani, già appartenente ai frati di quell'Ordine, e quell'altra dì Santa Croce, in antico sinagoga degli Ebrei, che, al tempo degli Aragonesi, esercitavano vasto commercio nella città. Degno di ricordo è pure VOratorio della Vergine del Rosario, in cui celebravasi dai Napoletani, accorsi per la pesca del corallo, la festa della titolare, festa che segnava la chiusura della pesca e la vigilia della partenza per il loro paese.
   Le vie d'Alghero sono ben selciate, con una certa regolarità e provvedute di fogne. La principale va diritta da Porta Terra alla parte opposta delle mura; quella di Bonaria incomincia dalla Cattedrale e va a metter capo alla chiesa della Misericordia, costeggiando la piazzetta del Vescovado; quindi la Piazza a Mare o piazza Civica. ov'è il palazzo Municipale, e fra gli altri edilìzi l'antichissima casa Albis, ove albergo Carlo V quando approdò in Alghero con la spedizione contro la reggenza di Tunisi.
   Il palazzo Comunale si presenta con una facciata imponente, ma è angusto nell'interno. Contiene una piccola biblioteca fornita di alcune centinaia di opere importanti in lingua castigliana, recentemente regalate al Comune dall'egregio e generoso cav. Toda, già console spagnuolo in Cagliari II locale del convento dì Sant'Antonio Fate-bene-frateili, fu occupato dall'Ospedale civile, stabilimento assai ben tenuto, con oltre 50 letti, sotto la direzione già dei frati ed attualmente delle suore di carità e amministrato da un'apposita Commissione.
   Alghero ha un Teatro a tre ordini di palchi ed a dorature, in addietro aperto a spettacolo d'opera nelle stagioni d'autunno e carnevale. Da alcun tempo esso però è chiuso, non ostante, circa 35 anni or sono, fosse rislauralo dall'ing. cav. Dessi Magnetti, cagliaritano. La sua piccolezza lo rende insufficiente alle esigenze della cr escente popolazione. Possiede inoltre un Museo d'armi, detto erroneamente Armeria, nel quale si conservano archibugi, fucili, sciabole ed ascie di varii tempi.