l'arte Quinta — Italia Insulare
meridionale il moscato, il girone, la manica, la mah:asta, il torbato. Riescono Codesti vini soavi al gusto, confortevoli allo stomaco e graditissimi alle mense, sì che sono .assai ricercati entro e fuori la Sardegna. Oltre i vini sono mollo stimate le ave passe paragonabili al miglior zibibbo.
Pesca del corallo e dei pesci. L'industria più importante del circondario e quella dell'estrazione del corallo. Fin dal 1372, per franchigia concessa dal re I). Pietro, gii Algheresi davano opera a tale pesca e nel loro porto dovevano convenire, sotto pena di confisca, tutte le barche che pescavano corallo dal Capo la Frasca ali 'Asinara.
Anticamente il numero delle barche coralline ascendeva a oltre ®Q0; verso il 1852 si ridusse a un quinto di meno, ed ora. dacché si scoprirono molti banchi nei mari di Sciacca, in Sicilia, si è ancora ridotto notevolmente al punto, clic, nel 1889, il numero di esse fu appena di 45, della portata totale di 211 tonnellate e con 320 uomini d'equipaggio. Quest'industria è esercitala per lo più dagli abitanti di Torre del Greco e da Genovesi e Livornesi. Gli Algheresi vi si dedicarono da pochi anni, così pure gli abitanti della Maddalena.
Il Ministero della marina, vivamente allarmato da questo arenamento in tale industria, proinoveva uno studio per ricercarne le cause, le quali pare debbano attribuirsi oltre al deprezzamento del corallo, essendo oggidì poco di moda, all'esaurimento dei bandii coralliferi del mare d'Alghero. Pensò esso perciò a salvaguardare molti banchi, finche il polipaio possa riprodursi; provvedimento saggio, ma da cui sinora non s'ebbero grandi risultati, essendo sempre più scarso il numero delle barche e minima la quantità di corallo raccolta.
Nel mare rjnvengonsi (ulte quasi le specie di pesci onde abbonda la Sardegna più di qualunque altro litorale; e come in altre parti delle coste sarde, così anche in queste trovansi tonni stazionari! o golfatari e durante l'anno se ne pigliali non pochi alle reti. Pigliansi anche altri grossi pesci e principalmente foche, che stanziano numerose nelle caverne della penisola di capo Caccia. La pesca delle acciughe e delle sardelle vi è copiosa. Queste, salate e confezionate nei barili, vengono poscia esportate e commerciate con lauti guadagni. Nel predetto stagno di Alghero pescansi non poca quantità di anguille, orate, muggini, ecc., che vi s'introducono dal mare vicino. Non solo Alghero, ma anche Sassari e i paesi circonvicini son provveduti di pesce dallo stagno, quando non si può far pesca in mare. Vi si pigliano anche varii generi di conchiglie, delle quali si fa vendita pure fuori di Alghero. A tutto ciò si aggiunge una grande abbondanza di squisitissimi frutti così detti di mare e le pinne marine, in vernacolo nacchere, entro il Porto Conte, che vi si trovano anche a un metro di altezza.
Commercio del porto dì Alghero. — È frequentato da bastimenti italiani (genovesi, toscani, napoletani) e anche dai francesi e se ne esportano formaggi, lane, granaglie, pelli, vini d'ogni specie, uva passa, olio, sardelle, alici, corallo e scorza di sughero; vi si importano tele, panni, stoffe, cappelli, berrette, calze, carta, caoutchouc, caffè, zucchero, pepe e altre droghe; legname, ferro, rame, terraglie e molti altri generi di necessità e di lusso, tanto per gli Algheresi quanto pei contadini dei villaggi vicini. Il commercio era più attivo in addietro, ora è assai diminuito dopo l'incremento di Porto Torres.
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