Mandamenti e Comuni del Circondario di Alghero
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è sorretto da grosse travi di ginepro, e coperto di lastre di piombo. Molti scrittori portano a cielo questo tetto di travi meravigliose, le quali 8 sembra non portino peso, nò facciano forza nel reggere un edificio, che è fatto mille e cento anni fa e durerà ancora altri mille „. La facciata è piuttosto semplice. L'aitar maggiore sorge isolato in mezzo alla navata centrale, come nelle basiliche romane, ed è ricco di marmi. In una cripta o scinolo, sotto alla chiesa, quanto corre la navata centrale, trovasi una cappella, in direzione dell'aitar maggiore soprastante, con tre sarcofaghi pagani, nei quali riposano i corpi dei tre santi martiri, attorniati pure da altri bellissimi e antichissimi sarcofaghi pagani.
Questa basilica di Sari Gavino è ora dichiarata monumento nazionale. In varie stagioni dell'anno, massime di quaresima, numerosi pellegrinaggi da Sassari e dagli altri paesi vicini, partono per recarsi a visitare processi o ria In ì ente questi corpi. Un tempo usavasi spegnere le lampade della chiesa dai divoti, i quali così all'oscuro si denudavano a mezzo e si flagellavano con staffili di cuoio muniti in punta di lamine d'acciaio. Quest'usanza ora è cessata e sol si costuma, per voto fatto durante qualche disgrazia, o per promessa dietro una grazia ottenuta, trascinarsi ginocchioni dal limitare della chiesa fino in fondo, o percorrerne il perimetro a piedi nudi o nello stesso modo.
Nelle vicinanze di Porto Torres esistono moltissime rovine dell'antica città romana degne dì nota. Prime tra esse si notano quelle d'un antico tempio dedicato alla Dea Fortuna, con basilica e tribunale, secondo ciò che si legge in una iscrizione illustrata dal Barile e dall'abate Gazzera di Torino. Queste rovine sono indicate col nome di palazzo del re Barbaro. Dirimpetto ad esse osservasi un canale sotterraneo scavato nella roccia, dentro il quale un uomo di comune altezza può camminare comodamente. Esso era destinato a condurre l'acqua in città. Nò questo solo acquedotto pare che esistesse in Torres, poiché una iscrizione, scoperta nel 18115, ricorda che il decemviro Flavio Giustino fece a sue spese costruire un serbatoio d'acqua per uso dei cittadini, come prova l'iscrizione; Locum a fundamentis pecunia sua fecit, sumptu suo acquam induxil.
Molti scavi si praticarono nei dintorni di Torres. Nel 1819 la regina Maria Teresa ne affidava la direzione al padre Antonio Cario, il quale, mal pratico di siffatti lavori, sconvolse il territorio senza gran costrutto, non avendo un piano prestabilito nella esecuzione delle opere di scavo. Quivi si rinvennero le colonne, che trovansi nella chiesa di San Gavino, ad Ardara, molti oggetti antichissimi, quali monete romane, iscrizioni, bronzi, utensili, di cui parte sono nel museo di Sassari, cosi pure i sarcofaghi, già accennati, esistenti nella chiesa di San Gavino di Porto Torres. Pare che vi sorgesse anche un Campidoglio, di cui parla una iscrizione contenuta in un manoscritto appartenente a certo notaio Michele Gilj, di Cagliari.
Il territorio di Porto Torres, ubertosissimo, produce iir copia cereali, orzo, legumi, vino, frutta, ortaglie, pascoli, bestiame vaccino e pecorino, selvaggimne; caccia di uccelli di varie specie, non esclusi gli acquatici, pesca, navigazione a vapore ed a vela, commercio attivo con Sassari, col continente, ecc.
Cenni storici. —- Torres, nei tempi antichissimi, era la seconda città ragguardevole dell'isola. Plinio il Giovane, nel ricordare quattordici città della Sardegna, chiama Torres: Colonia untevi una quae vocalnr ad Turrim Lìhyssonis. L'anonimo di Ravenna pure l'accenna con le parole Libyssonis e Colonia Julia,a meno che la virgola messa tra queste due parole, che si trova in alcune copie, non serva ad indicare la colonia d' Usellis. Torres fu fondata dai Betulonesi o Turrenos, nel 1210 della creazione del mondo, e, secondo altri, da Ercole il Libico o Libisonis. All'epoca romana fu città fiorente e ricca di monumenti, come ne testimoniano le rovine dei templi, acquedotti, basiliche e del Campidoglio, di cui già abbiamo detto. L'imperatore Trajano elevò