Sassari
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poi vi si decise. E tranello vi era, poiché il Melano e la Corte s'erano sul di lui conto proposto il seguente dilemma: 0 l'Angioi riesce a domare la rivolta ed il popolo non gli presterà più fede e lo riterrà per suo nemico, od egli cercherà di alimentarla ed allora lo si accuserà di ribellione e lo si potrà combattere apertamente e facilmente.
Il 28 febbraio 1796 l'Angioi entrò in Sassari, accollo con entusiasmo dai liberali. Egli governò rettamente la giustizia, riordinò l'amministrazione e l'azienda civica, ma non tentò punto di calmare gli odi e l'entusiasmo sassarese contro il feudalismo. Una congiura fu ordita a Sassari contro VAlternos; scoperta a tempo molti nobili furono arrestati e alcuni, benché senza prove sufficienti, furono condannati dallo stesso Angioi. Intanto ben trentadue nobili emigrarono da Sassari, fra cui il conte d'I tiri, il marchese di Busacclii, il marchese di Sedilo, il barone d'Uri ed altri.
11 29 maggio 17% l'Angioi lasciò Sassari, dopo aver incaricato del governo della città Gioachino Mundula. Già egli aveva tentato d'impadronirsi d'Alghero prima con l'astuzia e poi con la forza, ma il governatore Carroz fece riuscir vanì i suoi conati. Alla testa di 13.000 uomini, non disciplinati, male armati e peggio organizzati. l'Angioi si dirige a Cagliari, sognando impadronirsene. Ma gli stamenti ed il viceré, collegatisi, provvedono alla difesa ed il 9 giugno, ad Oristano, le genti d'Angioi trovano resistenza. Allora questi si toglie la maschera, dichiarandosi apertamente ribelle al Governo. Ciò lo perdette, poiché immediatamente egli fu deposto. La notizia disperse tosto quell'accozzaglia di gente, che fin là lavea seguito, paventando essa le giuste punizioni del viceré. Una grossa taglia fu messa su! suo capo. Sconfortato, quasi solo, egli rifece il cammino, che aveva percorso trionfante, salutato dalle grida festevoli di tutte le popolazioni, che vedevano in lui il difensore dei loro diritti conculcati e il rigeneratore dell'isola. Il 15 giugno rientrò in Sassari di nascosto. La dimani partì per la Corsica e, dopo aver vagato per l'Italia, si recò in Francia, dove mori nel 1808.
Dell'Angioi si occuparono l'Azuni, il Rotta, il Valéry, lo Spano, l'Angius, il Manno, il Tola, il Martini, il Salis e per ultimo l'Esperson ed il Costa. Varie e contradditorie, osserva Antonio Camboni nella sua Storia popolare della Sardegna, sono le opinioni degli storici sopra quest'uomo che si eleva gigante nelle commozioni popolari avvenute in Sardegna nello scorcio del passato secolo. Non v'ha dubbio che l'Angioi è una nobil figura, se s'ha riguardo allo scopo palese che si aveva prefìsso di salvare i popoli dal giogo feudale. Generosa quant'altra mai era quest'impresa; ma a scemarne la grandezza si pone in campo l'ambizione, che, a confusione generale, dominava in supremo grado l'animo di lui „.
Giuseppe Valentino, il cui nome è registrato nell'istoria della Sardegna col soprannome 11 Feroce, fece poi pagar caro, coi pieni poteri conferitigli dal viceré e dagli Stamenti, ai poveri Sassaresi l'entusiasmo e il parteggiar per l'Angioi.
Saputa la partenza d'Angioi dall'isola, a Sassari furo ri vi grandi dimostrazioni di gioia al grido di: Abbasso i traditori della patria! Morte ai Giacobini! Viva i Baroni! Ciò pochi mesi dopo che quasi tutta la città parteggiava per l'Angioi, dividendone le idee e dava l'ostracismo ai nobili. Volubilità di popolo! La reazione sorse tremenda e vittime moltissime vi furono, colpite dall'odio e dalla vendetta del giudice Valentino. Il Padda fu il primo che ne risentì i tristi effetti. Il settembre 1796 egli fu appiccato, seguito giorni dopo da Antonio Vincenzo Petretto e da Antonio Maria Carta, e poi dall'avvocato Devilla e dal giovine medico Gaspare Smi, i quali tutti ebbero mozza la testa, i loro corpi bruciati e le ceneri sparse al vento. Seguirono a costoro numerose schiere di condannati a morte ed all'ergastolo.
La carneficina ebbe termine coll'arrivo in Sardegna del Ile Carlo Emanuele IV, profugo dal Piemonte. Accoltovi con festa, sì a Cagliari che a Sassari, la quale ebbe