Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (296/471)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (296/471)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   c208 l'aite Quinta — Italia Insulare
   aver avuto il titolo di Madonna del Popolo o dui l'osco, sorta per volontà d'alcuni pastori, che trovarono nel bosco dei Ginepri una rozza slatua di madonna, e che, ritenendo ciò quasi un avviso del cielo, essi fabbricassero ivi presso una chiesa, intitolata alla Madonna del Bosco, costruendovi indi delle abitazioni in numero tale da divenire in breve tempo un villaggio e poi, coll'andar degli anni, una città.
   Intanto, in mezzo a siffatte conghiellure, è cerio che Sassari e figlia dell'antica Torres, i cui abitarlii, stanchi delle molestie loro arrecate dalle invasioni dei Vandali nell'anno 410 di Cristo, un po' per volta si portarono in Sassari accrescendone sempre più la popolazione, a spese di quella di Torres, che finì per essere completamente abbandonata. Molti libri antichi narrano le continue emigrazioni, prima temporanee e poi stabili, di cittadini di Torres, per scampare alle scorrerie vandaliche, di cui la stessa Sassari pare venisse poi minacciala. Per difendersi dai Mori s'innalzava, nel secolo Xlll, un castello, che si ricorda in molte carte dell'epoca detto Castrimi Sassaris e anche Castrimi Saxi, per abbreviazione. In quel tempo Sassari era il capoluogo della curatoria di 1    Il Costa è pure d'opinione che, durante le tre dominazioni fenicia, cartaginese e romana, sia esistita una città, con diverso nome, la quale corrisponda all'attuale Sassari, poiché pare accertato, che in quei pressi fosse una città romana contemporaneamente a Torres. Perciò egli opina che la Sassari antica dorma ora sotto la nuova, la quale non sia slata fondala dai profughi turrilani, ma ricostruita sui ruderi di quella già esistente all'epoca preromana e romana.
   Sassari sorse nell'area dove e oggi San Nicolò, che surrogava la chiesa della Madonna del Bosco, e abbracciò la via Turritana, VEpiscopio e la corte di San Giovanni ed altre stradelte lì presso, mentre il castello di Sassari, distava un 300 metri dal villaggio, e nel sito ove otto secoli più tardi si edificò il castello aragonese, di poi distrutto recentemente per ivi costrurvi la nuova caserma.
   Verso la fine del secolo Xlll, ed è in quest'epoca che la storia comincia ad occuparsi di questa città, le terre soggette a Sassari erano le regioni di Romandia, di Fluminaria ed una parte della Narra, dette pure Curatorie, perchè amministrate da un curatore, che rispondeva quasi a un sottoprefetto.
   Dopo il Condaghe, la carta più antica che tratti di Sassari, è un atto rogato a Vercelli nel 1202, nel quale si espongono i palli nuziali fra Bonifacio, figlio di Manfredo di Saluzzo, con Maria, figlia di Cornila, giudice di Torres. Nel 1257 Sassari è indicala come luogo sicuro dai Genovesi, allorché questi dovettero cedere ai Pisani la fortezza di Sant'Igia.
   Nel 1262 i Genovesi preparano una spedizione per riconquistare i beni che appartenevano nel giudicato di Torres ai Doria, pretese più o meno fondate e non riposte che nel diritto delle armi. A paralizzare la prepotenza di costoro i Pisani, nel 1267, invadono il Giudicalo e si spingono fino a Sassari. Capo di essi è il conte Ugolino della Gherardesca, reso immortale dall'Alighieri Le proteste di Clemente IV, presso la repubblica pisana, non valgono a rimuovere il Gherardesca e i suoi fautori., ch'erano ghibellini, dal loro divisamento, ch'era quello di far traffichi nell'isola. I Sassaresi non seppero resistere alle armi pisane e dovettero quindi, a risparmio di sangue, dichiararsi vassalli della repubblica di Pisa, la quale si contento di mandarvi ogni anno un podestà, pur permettendo che la città perdurasse a reggersi a Comune. Le lettere di Gregorio X ai Pisani e la scomunica da quegli scagliata contro la repubblica non ottennero risultato alcuno.