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Parte Quinta — Italia Insulare
1 venti predominanti sono il maestro-tramontana, il greco-tramontana, il levante e alcuni venti periodici. Le pioggie sogliono aver principio sul finir del settembri e spesso così dirotte clie in poco d'ora i torrenti sono in piena. La neve non imbianca che le alte montagne situate verso il centro e l'altopiano di Gallura, irta non vi dura a lungo. Le nebbie invadono non di rado le pianure e le valli, e la rugiada, copiosissima nei bassi piani, coadiuva assai la vegetazione durante la siccità. Rari gli uragani e la grandine e rarissime le trombe ed i fulmini.
Coste e litorale. — Grande è lo sviluppo costiero e litoraneo, ma aspro in generale e dirupato a cagione dei monti, che si avanzano sino alla spiaggia, il che
10 rende povero di abitatori, eccetto alcuni centri, che traggono la loro ricchezza dal mare e dalla navigazione. Le coste della provincia si possono classificare in orientale, occidentale e settentrionale.
1° La costa orientale guarda l'Italia con volto sassoso e ingrugnato, tempestato continuamente dal mare agitato, che si frange nei suoi molti scogli; così scrisse il poeta latino Silio Italico. Nessun'altra parte della lunga e frastagliata costa sarda ha così lunga diga di roccio, ergentesi a considerevole altezza dal livello del mare, la quale sfida le bufere, che si scatenano dal golfo del Leone e che vanno a rompersi in quei picchi orridamente maestosi e superbi. Il punto più temuto dai naviganti e dal quale comincia quel litorale, sono le così dette Bocche di Bonifacio, dal nome di un paese esistente sull'opposta riva còrsa. Quivi le sporgenze o capi rocciosi, che s'insinuano nel mare, le grandi moli di massi, che delimitano la spiaggia sarda, le rupi, le spelonche, i picchi, sono in preda ad una lotta tremenda con la massa dell'acqua, che sibilando, urlando, sbatte su di essi i suoi marosi, logorandoli alla base e incidendovi dei crepacci orribili.
Dirimpetto allo stretto sorgono le tre isolette dette degli Sparagi, Santa Maria e Budelli, le quali formano il gruppo detto anticamente delle Guniculane. Ad esse fanno seguito quelle di Razzoli e Lavezzi. In quest'ultima naufragava miseramente nel 15 febbraio 1855, la nave inglese Semillante, comandata dal capitano Juyan, diretta alla Crimea con truppe e munizioni Ancora vi si vedono le molte croci piantate sulle fosse dei marinai annegati in quel giorno e dal mare rigettati sulle scogliere di quest'isolotto. Di faccia a queste isole la spiaggia sarda è seminata di scogli dai picchi acuminati, di profondi burroni, mentre, più lungi, colline e poggi ubertosi fanno uno strano contrasto con l'orridezza del litorale.
Frammezzo a quelle colline, colorite del più bel verde, sorgeva l'antica Ti Ma, di cui si vedono tuttora le rovine, città fondata da Cornelia Tibulesia, figlia di Àmaranio. Presso a tali reliquie dell'epoca romana innalza ancora le sue mura, a metà corrose dal tempo, il castello medioovale di Santa Reparata, che tanti urti sostenne e per il cui possesso s'impegnarono tante lotte sanguinose. Più avanti è Cala Falsa, un piccolo seno, memorabile per lo sbarco operatovi, nel 1671, dal marchese di Cea.
Passata la punta Falcone, il litorale prosegue a prolungarsi allo stesso modo, benché l'orrido in parte sia sparito. Trovasi dopo il Paganetto, sulle cui punte si squarciarono i fianchi di migliaia di navi sbattute dal vento, fra le quali si ricorda
11 vascello inglese Anfitrite. Segue l'insenatura di Liscia e la rada del Palati, in etri soggiornò, come già dicemmo, l'ammiraglio inglese Nelson. Rimpetto a questa