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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Oristano
   le i
   irrigato dal Mio Mannu, che mette in mare nel luogo detto Foghe, o foce, ove riparano le barche dei pesca lori. Grande produzione vinicola; selve, selvaggiume e bestiame.
   Tresnuragìies (1772 ab.). —• Giace a 250 metri di altezza, nell'estrema parte occidentale dell'altipiano della Planargia, distante 3 chilometri dalla costa, in clima salubre e con un orizzonte stupendo. Da un lato il litorale del gran seno fra capo Marrargiu e capo Mannu e quello del golfo di Oristano, con l'immensa distesa del mare e le isole di Mal di ventre con faro; dall'altro la bella prospettiva delle regioni montuose del circondario e delle più lontane montagne di Gitspini e di Capocaccia. 11 porto, largo circa 700 metri e quasi la metà all'imbocco, è un seno formato da due prò montoni esposto al maestrale e capace di ricoverare 200 piccoli battelli e barche peschereccie. La lunghezza della spiaggia nel Comune ragguagliasi a 9 chilometri.
   La chiesa maggiore, di costruzione antica, in mezzo all'abitato e col suo campanile, è sacra a San Giorgio; due altre chiese minori nell'abitato e due nella campagna, con parecchie altre abbandonate e diroccate. Grano, orzo, fave, arboricoltura, uliveti, ma la viticoltura vi predomina. Vasta è la superficie occupata dai vigneti ed abbondante la produzione dei vini comuni e dei fini o scelti, fra i quali primeggia la malvasia, che va fra i migliori vini della Sardegna. Invecchiata d'alcuni anni, la malvasìa di Tresnuraghes, e, più largamente, della Plaìiargia, non teine il confronto dei vini più rinomali per soavità di gusto e salubrità e puossi qualificare un liquore stomatico e medicinale. Caccia abbondante.
   Tresnuraghes derivò il nome dai tre Nuraghi, uno dei quali, quasi distrutto, sull'orlo dell'abitato, il secondo a pochi passi dal paese verso ovest, anch'esso distrutto in gran parte, e il terzo a sud, a circa 000 metri di distanza, in cui era stato messo un porcile. Nel territorio poi vi sono ancora altri Nuraghi, fra i quali cinque a est, disposti in linea, rassomiglianti a una rovina di muraglie munite di torri.
   Nella campagna sorgono pure Ire monoliti bislunghi, che prendono il nome di Su juu marmuradu (il giogo pietrificalo) e ciò per certa leggenda, la quale racconta, che un contadino, il quale non volle salutare la colossale slatua di San Marco, che sulle spalle a quattro uomini si conduceva nella pittoresca chiesa campestre, si convertisse in pietra assieme al giogo dei buoi, coi quali arava il suo campo.
   Vedonsi pure gli avanzi di un fabbricalo destinato per cartiera, nel 1809, allorché la Corte Sabauda era residente in Sardegna, e che fu poi interrotto a metà.
   Culi, elett. Macomer — Dioc. Bosa 1'- T. e Str. ferr.
   Flussio (681 ab.). - Sorge a 279 metri di altezza, sulla pianura basaltica della Planargia, lontano tre chilometri e mezzo dalla spiaggia del mare ed esposto a tutti i venti. Parrocchiale della Madonna della Neve e due oratorii. Grano, orzo e fave; vi prospera la vite producendo vino assai buono; bestiame, cavalli e molti uccelli. Due Nuraghi.
   Cenni storici. — Questo Comune faceva parte della Planargia, uno dei distretti dell'antico regno di Logudoro.
   Coli, elett. Macomer — Dioc. Dosa.
   Magomadas (671 ab.). — A 230 metri di altezza, in luogo rilevato ed esposto a tutti i venti, con parrocchiale di San Giovanni Battista, restaurata nel 1762 e quindi nel 1833, e due chiese minori. Grano, orzo, lino, fave e legumi; vino di molta bontà, il cui soverchio si vende a Bosa; alberi fruttiferi d'ogni specie e ulivi. Tre Nuragìii.
   Cenni storici. — Narra una tradizione, che nel 1226 i Magomadesi dimoravano in un luogo più prossimo al mare, nella collina di San Nicolò, ove si osservano, ancora i ruderi, quando i Barbareschi sbarcati nel liLorale vicino di Bosa, invasero il paese, lo saccheggiarono e lo distrussero; i miseri abitanti, scampati all'eccidio, andarono