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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   252 l'arie Quinta — Italia Insulare
   stata una donna pietrificala per avere riso a\Y Ardui, specie di corsa araba, clie gli indigeni fanno per la festa di Santa Antine.
   Cenni storici. Costituiva anticamente un feudo, in unione a Soddi, Zuri, Net-bello, Domus Novus, Tadasuni e Boroneddu. Ne furono dapprima signori i giudici d'Arborea, quindi i marchesi d'Oristano. Andati in confisca i beni di questi, il feudo passò, nel 1435, a Don Galcerando de Requenses. Fu venduto, nel 1537, dal nipote ai Torresani, finché, all'estinzione di questa famiglia, nel 1725, subentrò riti possesso il fisco. Nel 1737 VIncontratiti di Sedilo venne eretta a marchesato, a favore del canonico Francesco Solinas e suoi nipoti. Segui poi una lunga lite fra ì Solinas e i Delitala per il possesso del feudo, il quale fu riscattato ed incamerato dal li. fisco con concessione al marchese Salvatore Delitala, fra le altre cose, della casa baronale, con corte e giardino annesso, in Sedilo.
   Coli, etett. M a corner — Dior. Dosa -- lyA.
   Aidomaggiore (1030 ab.). — A 180 metri d'altezza, da aitilo maggiore, perchè situato, dove più larga ò la valle e insieme nell'intervallo più ampio fra due boschi, dal che rilevasi, che l'abitato sta in una convalle formata da montuosità. Parrocchiale di Santa Maria delle Palme, di cattiva costruzione, con tre chiese filiali e tre campestri Grane), orzo, fave, granone, ceci, fagiuoli, ortaglie, vino debole, molti alberi da frutta, bestiame e selvaggiume. Trenlacirique Nuraghi, alcuni dei quali ancor ben conservati, e cinque di quei monumenti misteriosi antichissimi detti dai Sardi Sepolturas de sos Gìgantes, o Sepolcri dei Giganti.
   Coli, elelt. Macomer — Dioc. Bosa.
   Come già abbiam fatto pei Nuraghi, sulla scorta del La Marmora e del Casalis, diamo un piccolo cenno sui
   Sepolcri dei Giganti.
   Questi monumenti, dice dunque il La Marmora, sono sparsi in parecchi punti dell'isola, ma principalmente nei dintorni di Paulilatino, Macomer, Bolotana, Sedilo, Dualchi, Orani, Orosei ed in ispecie di Aidomaggiore. Consistono essi «n una fossa o corridoio sotterraneo lungo da 5 ad 11 inetri, largo e profondo metri 1 '/s, in cui si pon piede per un'angusta apertura, con sopra una stela, di forma conica in generale e composta di una, due e persiti tre pietre. Ai due lati di codesta stela veggonsi altre pietre in semicircolo, le quali giacciono in alcuni luoghi sul terreno, isolate o separate le une dalle altre, e sovrapposte altrove l'una all'altra senza cemento, cotalchè hanno l'aspetto d'un muro. Tutti codesti monumenti sono orientali in maniera, che la loro apertura riceve, nel verno, i primi raggi del sole.
   Il padre Angius e l'inglese Valéry li hanno in conto di monurnenli religiosi; il La Marmora invece adduce molte ragioni per dimostrare, che non dovevano essere che sepolcri, e pare infatti si apponga al vero posciachè, negli scavi eseguili in parecchi di quei sotterranei, si rinvennero, non solamente ossa umane, ma anche spade, lancie e vasi in terra cotta. Che se col cadavere costumavasi seppellir questi ed altri oggetti, quelle fosse dovevano necessariamente essere assai maggiori delle usuali nei camposanti odierni, di che l'immaginazione popolare diede loro il nome iperbolico di Sepolcri dei Giganti.
   Esaminando adunque questi monumenti sepolcrali, ci pare che le genti antiche, da cui furono costruiti, non costumassero ardere — o cremare, come oggi suol dirsi — i loro morti, sì conservarli intieri. È assai probabile, che i cadaveri degli uomini fossero deposti imbalsamali nei sotterranei e collocali in modo, che, dalla piccola apertura esterna, si potessero vedere senza scoperchiare il st polero. Codesta apertura, continua il La Marmora, era chiusa, non ha dubbio, da un'alti a pietra, che