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l'arte Quinta — Italia Insulare
e jonico, laddove quella dell'interno è d'ordine composito. Veduta dalla sottostante piazza Carlo Alberto presenta un bell'aspetto, ma il maestoso campanile quadrangolare che le sorge a sinistra scema il bell'effetto che produrrebbe se fosse isolata.
L'interno (fig. 17) è una croce latina con tre navate sorrette da pilastri di marmo di Bonaria. La cupola è ottagona e di belle proporzioni, dipinta a fresco nel 1815 dal pittore sardo Antonio Caboni, Questi dipìnti assai pregevoli rappresentano gli Apostoli con Santi e Sante, e un gruppo di puttini sorreggenti il festone della lanterna. La navata dividesi in sei cappelle sormontate da cupolette. Il pavimento è tutto in marmo e con disegni bellissimi.
Degno di ammirazione è il ricco tabernacolo tutto di argento e in forma di un tempio antico terminante in un cupolino ottagono. Posa sul dorso di quattro aquile di legno inargentato, in atto di spiegar le ali; è alto circa 3 metri, largo in proporzione e ornato di nicchie con statuette, di fregi e altre squisite decorazioni.
Merita anche attenzione il ricchissimo mausoleo del re Martino II, il celebre vincitore della battaglia di Sanluri, nel circondario di Cagliari, in cui, alla testa dei Sardi e degli Aragonesi, sconfisse 20,000 nemici e morì poco appresso. Il suo corpo fu trasportato in Ispagna e questo monumento grandioso, ma di stili disparati, perchè costrutto in diverse epoche, non fu eretto che molto tempo dopo la sua morte.
Sotto il coro del Duomo è un sotterraneo scavato nella roccia, diviso in tre camere, in cui si scende da due porte nei lati della balaustrata del presbiterio e per due scale marmoree. E un santuario costruito nel 1G18, in cui veneransi le reliquie dei martiri S. Saturnino e S. Lucifero. Nella cappella del primo, a sinistra, è l'urna di Carlo Emanuele, figlio di Vittorio Emanuele I, morto in età di 3 anni (9 agosto 1799), e nella cappella del secondo, a destra, il mausoleo di Giuseppa Maria Luigia di Savoia, moglie di Luigi XVIII, re di Francia, morta a Londra il 12 novembre 1810, opera assai lodata del Calassi.
11 Duomo di Cagliari si abbellisce ancora di altri capi d'arte fra cui i seguenti: il Martirio di S. Barbara, quadro originale della scuola Caraccesca; nella sagrestia esterna, tavola con varii santi e segnatamente una Madonna di sommo pregio nel mezzo, opera da attribuirsi agli artisti che fiorirono sullo scorcio del 400: nell'interno, la Flagellazione, copia da Guido Reni, e altri dipinti della scuola bolognese; la Santa Cecilia; tre tavole con tre teste stimate di Luca d'Olanda; un piatto adoperato nei sacri riti con Nettuno, Galatea, tritoni, ecc., di Benvenuto Gelimi, e, in uno degli altari, la Caduta degli angeli, in altorilievo, della scuola del Bernini, ma non molto pregevole.
Importanti per l'istoria dell'arte finalmente sono i due Amboni (pulpiti delle chiese antiche) di marmo, tutti istoriati, e rappresentanti in bassorilievi la Vita di Gestì e della Vergine. Le scolture sono del secolo XII, ma 1 artista è sconosciuto. Nel mezzo del primo ambone veggonsi tre belle statuette aggruppate sorreggenti il leggìo; nel secondo sta di fronte una statua rappresentante un uomo con in mano un volume, a sinistra un leone ritto in piedi, e a destra un bove ritto anch'esso e sopra un' aquila che regge il leggìo. Non ha dubbio che in questo gruppo sieno rappresentati i simboli dei quattro Evangelisti. Seguono i bassorilievi, il primo in fronte rappresentante V Annunziazione e la Visitazione ; il secondo, la Nascita di Cristo; il terzo, l'Angelo che siede sul sepolcro di Cristo e parla alle Marie ; e il quarto, la Risurrezione. Nel lato destro si vede la Cena e la Cattura di Cristo, e nel sinistro. Erode e la strage degli innocenti. Al dire del dotto cornili, Spano, codesti amboni sorto i cinielii più notabili del Duomo di Cagliari.
Presso il Duomo vedesi accoccolata la vecchia sede del Comune, sì da parerne una parte, triste e di brutto disegno, col grande stemma della città, smussato e quasi irriconoscibile.