Sardegna
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supremo per gli affari di Sardegna, quando si videro fiorire la sicurezza pubblica e gli sludi e adempiersi con lealtà gl'impegni, allora la diffidenza mutò in fiducia, l'apatia in affetto, il rispetto in slancio di riconoscenza.
L'isola respirò sotto il governo di questo monarca, il quale, assestate le cose del Piemonte, volse gli occhi sulla Sardegna, e trovatala dissanguata, avvilita, preda dei partiti e dei facinorosi, procurò, con energici e salutari provvedimenti, di rialzarne le sorti. Infatti, nel 1735, vi mandò il viceré marchese di Rivarolo, che la visitò intieramente per poterne meglio toccare le piaghe ed operarne la guarigione. Cominciò questi col fare impiccare i numerosi malfattori, che scorazzavano per le campagne, commettendovi grassazioni ed oinicidii; allontanò per cinque anni, tutti i vagabondi ed i sospetti, e i meno cattivi facendoli arruolare nell'armata.
Frattanto Carlo Emanuele studiava il modo di ripopolarla. A tal uopo progettò delle colonie. Prima fra esse fu quella composta di 400 individui, che da un'iso-letta dell'Africa (Tabarca) andò a stabilirsi in un'altra detta di San Pietro, sulle coste ovest dell'isola, fondandovi un paesetto, che nel 1738 fu battezzato, in onore del re piemontese, Carloforte. Compilo una legge per le formule da eseguirsi nella compilazione dei processi criminali. Stabili l'archivio per registrare gli atti pubblici, che fu detto poscia Regia Insinuazione, e ciò nel maggio 1738. Stabilì i corrieri periodici per la posta per agevolare il commercio e le corrispondenze dei privati nell'isola. Questi corrieri furono prima settimanali e poscia bisettimanali. Nel febbraio 1767 regolò la posta per il continente, con tre corse al mese e con uffici a Sassari, Alghero e Bosa; ufficio principale Cagliari. Nel 1743 istituì il collegio dei causidici o procuratori; nel 1744 un reggimento di guarnigione. Gontem-poraneamente ripristinava, incoraggiandoli, gli studi medici e chirurgici. Procurò che si smettesse II costume spagnuolo, introducendovi l'uso del vestire all'italiana, coll'imporlo ai magistrati.
Coadiuvato da quel grand'uomo che fu il ministro Bogino, amantissimo delle cose sarde, creò nei villaggi luogotenenti e giudici; concesse posti gratuiti ai giovani sardi nel collegio delle Provincie di Torino; incoraggiò la coltivazione del tabacco e quella delle miniere; riformò le scuole, e fondò i seminari vescovili, protesse la pesca del corallo nei mari d'Alghero; coniò nuove monete e regolò la fabbrica delle polveri.
Sotto i ministri Bogino e d'Onnea, i due luminari della politica sabauda nel secolo scorso, la Sardegna mutò affatto le sorti. Rinacque alla civiltà de' suoi tempi migliori, e il naturale ingegno degli abitatori ben coltivato crebbe lustro di uomini e di istituzioni all'isola, la quale ebbe 43 anni di prosperità, che tanti ne regnò Carlo Emanuele 111. Morto questi nel 1773, gli succedette il suo primogenito Vittorio Amedeo 111, che regnò fino al 1796, in cui mori succedendogli il figlio Carlo Emanuele IV.
Nel dicembre del 1792 la Convenzione nazionale francese ruppe guerra al re di Sardegna Vittorio Amedeo III in nome della Repubblica francese ed inviò una squadra imponente sotto gli ordini dell'ammiraglio Truguet, il bombardai ore di Oneglia. 1 Sardi eransi però apparecchiati alla difesa e i Francesi, ancorati davanti Cagliari, furono cannoneggiati dai forti e dalle batterie con grave danno. Ciò non pertanto 5000 Francesi sbarcarono vicino a Quarta, ma furono gagliardamente