l'arie Quinta Italia inculare*
1 Romani non posero però stabile piede in Sardegna durante la prima guerra punica, e la pace, che pose fine a quella lotta, lasciò l'isola sottomessa ai Cartaginesi come prima. Ma pochi anni appresso i rnercenarii cartaginesi in Sardegna seguirono l'esempio dei loro confratelli in Africa ed inalberarono lo stendardo della ribellione; furono però sopraffatti dui nat e cacciali dall'isola, ma la loro causa fu sposala dai Romani, i quali minacciarono di guerra i Cartaginesi se tentavano restaurare il loro dominio in Sardegna.
Questi ultimi erano esausti dalle lunghe e fiere lotte con le loro truppe mercenarie in Africa e non erano in condizione di oppor resistenza. Il perché si sottomisero alle ingiunzioni dei Romani e fermarono per trattato (238 av. G.) di abbandonare tutte le loro pretensioni sulla Sardegna (Appian., Pitu., 5; Liv., xxi, 1).
Ma i Cartaginesi non potevano cedere più di quel che possedevano e l'isola intiera era allora in potere dei nativi. La sua sottomissione non fu effettuata dai Romani, se non dopo parecchie campagne; e quantunque T. Manlio Torquato trionfasse, nel 235 av. C., dei .Sardi e sottomettesse, secondo alcuni autori, l'isola intiera (Eutrop., in, 3; Oros., iv, 12; Fasti Capii.), è evidente che questa asserzione è esagerata, posciachè i consoli dei due anni susseguenti Sp. Carvilio e Pomponio Matone, poterono ancor celebrare un trionfo de Sardis (Fast. Capii.).
La conquista della Sardegna fu allora considerata come compiuta, ed essa fu ridotta alla condizione di una provincia, in cui inviavasi annualmente un pretore. La Corsica fu quindi annessa alla sua giurisdizione.
Ma certo ò che le tribù selvaggie delle montagne dell'interno, quantunque potessero aver offerto una sottomissione nominale, non furono realmente sottomesse e continuarono per lungo tempo in seguito a molestare le parti ordinate dell'isola con le loro depredazioni e con irruzioni occasionali più serie.
Durante la seconda guerra punica la Sardegna fu naturalmente sorvegliata con cura ed ansietà per tenia che i Cartaginesi tentassero di ricuperare quel che già avevano posseduto per lungo tempo. Ma la guerra che vi scoppiò nel 215 av. C. sotto 1111 capo natio, di nome Amsicora, è attribuita in gran parte dagli stessi scrittori romani alle enormi gravezze ed alle esazioni dei governatori
T. Manlio Torquato, quel desso che avea già trionfato come console sopra i Sardi, fu inviato a spegnere questa insurrezione. Egli sconfìsse i Sardi sotto Iosto, figliuolo di Amsicora, nelle vicinanze di Corno: ina l'arrivo di un nerbo di Cartaginesi sotto Asdrubale, rianimò gls insorti e gli eserciti combinati inoltraronsi sino alle porte stesse di Caralis. Qui però furono affrontati da Torquato in battaglia campale e pienamente sconfìtti. Asdrubale fu fatto prigioniero, losto ucciso in battaglia ed Amsicora si suicidò per disperazione. Gli avanzi dell'esercito sconfìtto ricovera-ronsi nella fortezza di Corno: ma essa fu tosto presa da Manlio, e le altre città della Sardegna, una dopo l'altra, si sottomisero (Liv., xxiu, 32, 40. 41).
D'allora in poi nulla più udiamo di guerre generali in Sardegna; e le grandi prov viste di granaglie che l'isola incominciò a somministrare a Roma ed agli eserciti in Italia (Liv., xxv, 22, xxx, 24), dimostrano a sufficienza ch'essa, in gran parte almeno, era in pacifico possesso delle autorità romane.
Le tribù montane erano però sempre indipendenti; e nel 181 av. C. gli Iliensi e i Balari proruppero iri una nuova insurrezione di un carattere sì formidabile che