Sardegna
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del pari che in Sicilia, Spagna ed Africa; e par abbiavi qualche ragione di attribuir loro la fondazione primitiva di Caralis, Nora e Sulcis (Movfrs, Die Pfionmer, voi. in, pp. 558, 573). Ma in questo caso, come in altri molti, è impossibile separare distintamente quel che fu compiuto dai Fenicii stessi da quel che fu fatto dai loro discendenti, i Cartaginesi.
Certo è però che fu riserbato a questi ultimi formare ampie e permanenti colonie in Sardegna, ridotta in gran parte sotto il loro dominio. Secondo Giustino (xvm, 7) la prima spedizione cartaginese avvenne sotto un capo di nome Malco, il quale fu però sconfitto in una grande battaglia dai barbari natii.
La seconda invasione fu capitanata da Asdrubale, figlinol di Magone e fratello maggiore (se dobbiam credere all'accuratezza di Giustino) di Amilcare ucciso ad Imera nel 480 av. G. Asdrubale stesso fu, dopo molte vittorie, ucciso in battaglia; ma da quel tempo pare che i Cartaginesi conservassero il loro dominio sull'isola. La cronologia di Giustino non merita molta fiducia, ma par probabile che nel caso presente egli non si dilungh. dal vero e che la conquista cartaginese si abbia a fissare intorno al 500-180 av. C. Difficilmente può essere accaduta prima, poiché i Greci lonii consideravano sempre l'isola come aperta alla colonizzazione nel regno di Dario Istaspe.
Dei particolari e delle circostanze della conquista cartaginese nulla sappiamo; ma sta scritto in termini generici ch'essi nnpadronironsi dell'intiera isola ad eccezione degli aspri distretti alpestri, occupati dagli Iliensi e dai Córsi.
Essi fondarono molte città, e per la loro superiore civiltà posero radici così profonde nel paese, che anche al tempo d Cicerone i costumi, il carattere e le istituzioni dei Sardi erano sempre essenzialmente punici. Pare persino che una parte ragguardevole della popolazione fosse d'origine punica, quantunque ristretta, non ha dubbio, alle città e ai distretti più ordinati nella loro vicinanza immediata (Q\c., prò Scttur., §§ 15,42,45). Ma nonostante queste prove evidenti dell'estensione dell'influenza cartaginese, noi non abbiamo che notizie scarsissime del lungo periodo di oltre due secoli e mezzo, durante il quale continuarono ad essere padroni di tutte le porzioni più importanti dell'isola.
Nel 379 av. G. occorre una notizia isolata di una grande ribellione in Sardegna, i cui abitanti colsero il destro di una pestilenza, che travagliava i Cartaginesi, e fecero un tentativo per iscuotere il loro giogo, ma senza frutto (Diod., xv, 24).
Apprendiamo altresì che già in quel periodo la Sardegna esportava grande quantità di grano, con cui alimentava le squadre e gli eserciti di Cartagine. La storia divulgata fra i Greci, che i Cartaginesi avessero scoraggiata sistematicamente l'agricoltura nell'isola, è perciò probabilissimamente senza fondamento.
Durante la prima guerra punica (259 av. C.) L. Cornelio Scipione, dopo la conquista di Aleria in Corsica, diresse il suo corso alla Sardegna ove sconfìsse la squadra cartaginese presso Olbia, ma non osò assalire quella città (Zonara, vui, 11). Avendo però ricevuto rinforzi da Roma, sbarcò nell'isola, sconfisse pienamente il generale cartaginese Annone e s'impadronì della città d'Olbia del pari che di parecchie città minori.
L'anno seguente, G. Sulpicio proseguì l'impresa e devastò la maggior parte dell'isola a quanto pare con poca resistenza (Zonaii., vm, 11, 12; Val. Mass., v, 1, § 2).
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