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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arto Omnia Italia Insubre
   a tal riguardo, coinè m molli altri, v'ha contrasto fra le popolazioni delle due parti dell'isola.
   Oli abitanti dell'interno fon forse, fra tulli gli Europei, quelli clic hanno più conservato la purezza della lor razza dal principio del medio-evo. Contano, non ha dubbio, fra i loro antenati molti popoli diversi mescolati alla nazione misteriosa che costruì i Nuraghi; ma dopo l'epoca romana, la più parie delle invasioni violenti e le immigrazioni straniere si arrestarono al litorale; esse respinsero gli indigeni nelle alte valli delle montagne, ma non tennero loro dietro.
   Ad eccezione dei Vandali, di cui la furia erasi già calmata, le orde terribili della Germania, che devastarono tutte quasi le altre contrade dell'Europa occidentale, risparmiarono la Sardegna, sì che la potè conservare la sua popolazione, i suoi costumi e la sua lingua; gli invasori Mori, Pisani, Genovesi, Catalani, Spagnuoli non mescolaronsi che con gli abitanti delle coste: non v'ha che un'eccezione, quella dei Baròariciìti, che dimorano precisamente nel centro dell'isola, la regione montuosa detta dal loro nome la lìarbargia. Credonsi gli avanzi di una tribù espulsa dall'Africa dai Vandali e respinta nell'interno dopo lunghe guerre con gli indigeni. Quando giunsero nel paese erano ancora pagani e, divenuti i vicini degli Iliensi, anch'essi idolatri, si fusero con essi; la loro conversione al cristianesimo non ebbe principio che al VII secolo.
   Le donne della Barbargia indossano ancora un vestimento cupo che rammenta quello dei Berberi.
   Di tutti gli idiomi d'origine latina, il sardo è quello che più di gran lunga rassomiglia alla lingua dei Romani, non per la grammatica, che differenziasi assai, ma pei vocaboli stessi, dei quali più di 500 sono assolutamente identici. Molte frasi del linguaggio usuale sono latine ad un tempo e sarde, e certi rimatori hanno persino composto poesie appartenenti all'una e all'altra lingua.
   Alcuni vocaboli greci, che non rinvengonsi in altri idiomi latini, sonsi altresì conservati nel sardo, sia dal tempo delle antiche colonie greche, sia dall'epoca bizantina; citansi finalmente due o tre vocaboli in uso nella Sardegna che non si possono rappiccare ad alcun radicale delle lingue europee e son forse residui della antica lingua degli Autoctoni.
   I due dialetti principali del linguaggio sardo, quello di Logoduro nel nord dell'isola e quello di Cagliari, derivano direttamente dal Ialino, come l'italiano e lo spaglinolo, ma son forse più prossimi a quest'ultimo. Olire di ciò la città di Sassari e alcuni distretti del litorale vicino appartengono alla zona della lingua italiana; vi si parla un dialetto che si avvicina assai al córso e al genovese.
   Nella città di Alghero coloni catalani, introdotti in massa verso la metà del secolo XIV, ìli luogo dell'antica popolazione cli'erasi rifugiata a Genova, parlano ancora il loro antico provenzale quasi puro.
   Finalmente i Maureìli o Maureddus dei dintorni d'Iglesias, che sono probabilmente Berberi, e che rìconosconsi dal loro cranio stretto e allungato, avrebbero introdotto, secondo il generale La Mar ni ora, alcuni vocaboli africani nella lingua del paese. Il celebre viaggiatore tedesco Maltzau è di parere che i rappresentanti più puri degli immigranti africani sieno gli abitanti dell'immenso aranceto di Milis; sono essi che avrebbero portato l'arancio in Sardegna.