Sardegna
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liguri ed africane. L'arancio, che imbalsama le riviere dell'Ogliastra e del Sarrabus, cresce in alberi d'alto fusto, principalmente nella valle deliziosa di Milis, alle falde di monte Ferru, i cui aranceti vincono quelli della Liguria e della riviera di Salò.
Goll'orzo nudrisconsi i cavalli; il grano turco e il saraceno furono introdotti da poco tempo; il riso non fece buona prova; il lino è poco coltivalo e meno ancora la canapa; bene approda per contro il cotone. Sardara e Sanluri producono zafferano; Sassari tabacco; non manca la robbia e sovrabbondano i vini.
I vini sardi rassomigliano ai siciliani e agli spagnuoli; hanno molto fuoco e, i fini, quando son vecchi, superano in bontà ed amabilità quelli di Cipro. Vanno soprattutto rinomati le malvasie di Bosa, quelle di Pitti e di Quartu presso Cagliari, il Nasco, la Monaca, il Nuragus di Cagliari, il Girò — un vino rosso, dolce e gagliardo — e la bianca, gustosa Vernaccia d'Oristano e di Solarussa.
Alti boschi di quercie buone per la costruzione navale. La specie più notabile è il sughero o stiverò, la cui corteccia dà lavoro a Nuoro ed a Tempio. Ma i boschi, devastati dagli animali, dalle capre principalmente, sono spesso incendiati per vendetta o per ignoranza dai pastori. I rei principali della distruzione dei boschi sardi furono però gli speculatori continentali, i quali invece di farvi semplicemente dei tagli, come in tutti i boschi cedui, li arsero di proposito per far carbone e potassa. Incalcolabile è il danno inflitto alla Sardegna da questi avidi speculatori. Ora fu riconosciuta la necessità di rimboschire l'isola per por riparo alla siccità e alla malaria. In un suo progetto di legge il Governo avvisò che occorre rimboschire almeno 32,824 ettari nella provincia di Cagliari e 2421 m quella di Sassari, con una spesa di oltre 4 '/a milioni. Frattanto, in parecchi luoghi, come a Monteponi, a Tortoli, a Chilivani, e in quasi tutte le stazioni delle ferrovie primarie si fecero piantagioni di Euccdyptiis yloòulus, col proposito e nella speranza dì vincer la malaria.
La ricca Flora sarda, descritta dal Moris, partecipa dell'europea e dell'africana. Oltre d pino, il castagno, il noce, il fico, il melagrano, il giuggiolo, il lazzcruolo, il lauro, il lentischio, da cui si estrae olio, vegetano nell'isola l'agave, il carrubo, il terebinto, la palmite e il dattilifero, trapiantati dalla Barbarla. L'olcastro veste ampiamente i colli a sarebbe gran ventura per la Sardegna se dallo stato selvatico si riducesse al domestico innestandolo e ricavandone grande quantità d'olio. 11 mirto, umile altrove, spingesi ad altezza strordinaria; il ginepro somministra travi e tavole odorose sino a 7 decimetri; l'opunzia insiepa i campi; varie piante saline infiorano le maremme, mentre i recessi dei monti abbellisconsi di splendidi fiori.
Nonostante però la varietà dei suoi prodotti, la Sardegna non è nè fertile nè ricca, come vedremo nel capitolo intitolato Colonizzazione e bonificamento della Sardegna. L'isola è montagnosa in gran parte e porzione del suolo (per ettari 158,761) è pietrosa ed improduttiva. Oltre di ciò gli stagni, le peschiere e gli acquitrini occupano un'ampia superfìcie ed havvi perciò molto territorio incolto ed una gran parte per contro non si può irrigare per mancanza d'acqua.
2. Fauna. — Come già abbiam detto, la Sardegna per una felice singolarità non alberga, sin dall'antichità, animali malefici : non serpenti velenosi, non orsi, non lupi, neppur tassi, nè talpe. Vi abbondano però gli insetti molesti; e i venti d'Africa vi balestrano nugoli di locuste, la calamità più temuta in un paese immune dalle grandinate, dagli uragani e dai tremuoti.