Sardegna
27
nè di parapetto sullo spianato. Nelle celle, oltre che l'aere v'è morto, nò altra luce v'entra che il po' d'alhore della bocca, nitiri segno appare che le dica abitazioni di viventi.
Stara iscrizione, niun simbolo, il che indusse a credere che i Nuraghi sieno stati costruiti prima dell'invenzione della scrittura e delle belle arti.
Gli archeologi, così italiani come stranieri, si stillarono il cervello per mettere in sodo chi fossero i costruttori dei nuraghi e a qual uso servissero.
Quanto ai costruttori il parere del Marino, dell'Arri, del La Memora e di altri scrittori delle cose della Sardegna, i quali attribuiscono i nuraghi ai Fenicii, pare oggi inai avere tutti 1 caratteri della certezza. Paragonando ì muri dei nuraghi della Sardegna con quelli delle Baleari, di Gozo e di altre isole antichissimamente abitate dai Fenicii, l'Arri li trova a seconda delle descrizioni delle costruzioni fenicie. Oltre di ciò, nel 184-5, sotto la base di un gran nuraghe nella Nurra furono rinvenuti 3 idoletti figulini (uno dei quali inviato a Torino), tutti e tre somiglianti e raffiguranti il busto dell'Astarte Sidonia, ch'era la Venere, la Luna, la Giunone dei Fenicii e adoravasi sotto varii nomi dai popoli di quella nazione primitiva.
Questi idoletti son di modello antichissimo e mostrano, al solo vederli, l'attinenza al culto fenicio. È evidente che furono sotterrati sotto le fondamenta, ove ninno poteva allogarli eccetto il fondatore del nuraghe. Donde lucidissima la conseguenza, Fenicii essere stati coloro, che rizzarono que' monumenti clic dureranno quanto il mondo lontani.
Quanto all'uso e alla destinazione dei nuraghi gli archeologi non vanno d'accordo. Alcuni h credono abitazioni antichissime di pacifici pastori; altri, torrioni guerreschi per iscorgere in lontananza il nemico, e difendere dagli spai di i tesori della tribù ammucchiati là dentro; chi vuole che ì nuraghi abbiano tutto il marchio dei trofei o tumidi commemorativi innalzati in memoria di qualche avvenimento strepitoso, avventuroso o funesto, religioso o profano, pacifico o guerresco; e chi vuole ch'essi altro non sieno che grandi altari, entro ai quali era la cella a guisa di tempio ed ivi, sopra un piedestallo, sorgeva in mezzo la statua del Nume, a cui feriti cavasi all'aperto sul piano in cima, ove accendeasi il fuoco sull'ara. Non mancano finalmente coloro, che tengono i nuraghi nuH'altro esser mai stati che sepolcri dei prischi e più remoti popolatori dell'isola approdati dalle contrade fenicie, quelle prime genti uscite dalle regioni tra l'Eufrate e l'Eritreo.
Altri però oppongono che, se i nuraghi fossero monumenti sepolcrali, vi si dovrebbero rinvenir qualche volta dei cadaveri con le armature, gli scudi, le spade, se principi o guerrieri, coi tripodi, le patere, i coltri, ecc., se sacerdoti; e nulla di tutto ciò, nò scheletri, nè ossa, nè insegne nei nuraghi, che ì primi ritorcono esserne stati spogliati dai successivi invasori.
Il La Marmora, che fece studi sì lunghi e profondi sulla Sardegna e ì suoi monumenti, opina che i nuraghi non sieno nè edifizi ciclopici, nè trofei, nè fortezze, nè vedette, nè sepolcri, ma probabilmente pirei (rupeTx, focolari), e quindi are, altari del fuoco, ripostigli in cui conservavasi il fuoco sacro.
Una cosa è certa e quest'è che i nuraghi sono anteriori di gran lunga al dominio dei Cartaginesi o dei Romani in Sardegna, e sono manifestamente quelle costruzioni a cui allude l'autore del trattato De mirabilihus, eli' egli descrive quali SóXot,