Sardegna
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Quando, finalmente, nel 1720, la Sardegna passò, pel trattato di Londra, alla Savoia, le miniere rimasero in potere dello Stato e furono in seguito ¦— ad eccezione dei primi 40 anni, durante i quali furono appaltate — esercitate dal Governo stesso, sotto la direzione d'ispettori generali, sino al 1840.
In questo lungo periodo di 120 anni non furono estratte in tutta la Sardegna che 14,020 tonnellate di galena e 2772 tonnellate di piombo (fuso nei forni di Villacidro) e poco argento, misera produzione al paragone dell'odierna.
Con una nuova logge del 1840 fu proclamata la libertà mineraria e dato un vivo impulso all'industria niontanistica in Sardegna; chiunque poteva acquistar diritto a scavar miniere; le concessioni eran perpetue; l'onere il 3 per cento del prodotto brutto allo Stato,
Nel corso dei successivi 20 anni sorsero nell'isola molte grandi e piccole compagnie le quali tolsero, con più o meno profitto, a scavar miniere in tutti i luoghi.
La concessione di Montevecchio a Guspini — la maggiore e più ricca miniera dell'isola — fu accordata nel 1848 ad Antonio Sanna di Sassari, 1 quale fondò in prima una Società francese a Marsiglia, indi una genovese, finche tutte le azioni passarono da ultimo nelle sue mani.
Un'altra Compagnia genovese ottenne nel 1851 quattro concessioni nel Sarrabus e ad Iglesias. Dal 1853 le ligniti di Gonnesa presso Iglesias, furono escavate da una Società sarda. Una dopo l'altra sorsero rapidamente Società francesi ed inglesi, le quali furono tutte surrogate- da altre genovesi e tedesche.
Una sola miniera, quella di Monteponi, presso Iglesias, rimase in potere dello Stato e fu appaltata, nel 1850, per 30 anni e per 32,000 lire annue, ad una Società genovese che vi fece guadagni laidissimi, dove si ponga mente che il valore lordo del prodotto annuale fu quasi sempre superiore a un milione di lire, anzi nella maggior parte degli anni superò i due milioni e talora anche i tre.
La produzione totale delle miniere sarde è andata crescendo rapidamente; nel 1851 non era che di 150,000 lire; nel 1861 arrivava già a 3 milioni, nel 1869 a 14 e nel 1891 a 20. La mancanza di strade, l'inesperienza dei lavoranti sardi od il clima malsano, frapposero ostacoli, da principio, allo svilupppo delle miniere, ma a questi inconvenienti fu poi posto riparo.
I minerali di piombo, zinco e ferro non si presentano che in filoni e strati nella formazione silunana. Nei calcari siluriani predominano lo spato calcareo come, ad esempio, a Monteponi, il che allevia il lavoro. Il titolo medio delle galene sarde può ritenersi di 40 kg. di piombo e 25 gr. d'argento per ogni quintale di minerale. Però alla maggior parto delle miniere sono annessi opifìci di preparazione meccanica nei quali la proporzione del piombo viene portata sino ad un massimo di 70 °/0.
In qualche raro caso si trovarono galene con 200 sino a 400 grammi d'argento per quintale di minerale.
Nel Sarrabus si trova anche argento nativo e minerale d'argento propriamente detto contenente sino al 6 °/0 di argento e perciò con un valore di lire 9000 per ogni tonnellata di minerale.
I giacimenti di calamina non furono scoperti che nel 1867; essa contiene dal 30 sino al 58 por cento di zinco. Dal 1867 al 1891 ne furono cstratte e spedite all'estero ben 2 milioni di tonnellate del valore di 130 milioni di lire.