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l'urto Quinla — Italia Insulare
Camillo Ferma (1), di Quintino Sella (2). Anche l'ingegnere francese L
Questi lavori contengono materiali copiosi e porgono testimonianza del grande sviluppo delle miniere sarde negli ultimi decenni!, Di un valore speciale è la relazione del Sella, corredata della bella carta topografica alla scala di 1: 250,000 eseguita su quella del generale La Marrnora. Su questa carta sono segnate tutte le concessioni minerarie distinte da colori diversi secondo che si riferiscono a piombo argentifero con blenda, piombo argentifero con calamuia, rame, ferro, antimonio o manganese, ed infine antracite e lignite.
L'Inchiesta sulle condizioni materiali della Sardegna — di cui parleremo a suo luogo — avvenne in seguito ai dibattimenti parlamentari intorno alla costruzione delle ferrovie sarde.
I deputati dell'isola ottenero finalmente, dopo premurose insistenze, che il Governo pensasse a mezzi energici per migliorarne le condizioni. Certamente le ferrovie hanno assai contribuito e contribuiscono all'incremento dell'industria e del commercio, ma è necessario che la popolazione colla sua alacrità secondi le premure degli uni e gli sforzi dell'altro intesi al suo miglioramento. Pel trasporto del minerale poche società minerarie giovansi delle ferrale; le più hanno le strade lor proprie per trasportare i loro prodotti direttamente al mare.
Ma veniamo alle miniere. I più antichi padroni storici della Sardegna, i Cartaginesi, approfittavano già dei tesori minerarii dell'isola come attestano le lampade, gli strumenti, le monete ed altri oggetti rinvenuti e conservati nel ricco Museo di Cagliari.
1 Romani furono grandi ed indefessi coltivatori delle miniere sarde; forni di metallo, presso Iglesias, fondevano piombo ed argento ; ed un masso di piombo, nel suddetto museo cagliaritano, porta lo stampo: Imp. Caes. Jladr.
La Sardegna avea allora una popolazione di 1 '/2 milione di abitanti, molti dei quali lavoravano nelle miniere. Ma erano lavori rudimentali, e il ferro e lo zinco par fossero loro sconosciuti.
Con la caduta dell'Impero romano cadde anche questa prima floridezza delia Sardegna. Verso il 1300 i Pisani ripigliarono la coltivazione delle miniere; ma, col pronto sottentrar successivo della signoria spagnuola (dal 1326 al 1720), e soprattutto dopo la scoperta dei tesori del Nuovo Mondo, le miniere sarde si rimasero neglette, finché furono intieramente abbandonate. Nel lungo malgoverno spaglinolo le forze della Sardegna rimasero annientate, sì che ancor ne vediamo le conseguenze nell'isola odierna, rimasta addietro nell'incivilimento alla sua consorella la Sicilia e al continente italiano.
(1) Industria mineraria della Sardegna, 1808.
(2) Sulle condizioni dell'industria mineraria nell'Isola di Sardegna, relazione alla Commissione parlamentare d'inchiesta e Carta mineraria dell'Isola di Sardegna.
(3) Notice sur les niines de l'Ile de. Sardaigne, par Leon Godi.v, 1867. — Les mines et l'industrie minérale de V Ile de Sardaigne, par L. Thonard (Anitales des Travaux puhlics de Belgique, voi. xxx. Bruxelles 1872).