Sardegna
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non di rado, un nuovo cono di scorie come monte Nuovo nel Vesuvio ; dal lato del cratere sbocca una nera poderosa corrente di basalto, la quale riversasi allargandosi nella pianura. La superficie screpolata di codeste lave è appena vestita di vegetazione.
Per quanto appaian recenti allo sguardo cotesti vulcani, come se potessimo aspettarci ogni dì qualche nuova eruzione, eruttarono però nei tempi preistorici. Per lo manco i Nuraghi — quelle forti antichissime costruzioni coniche, si numerose nell'isola, di cui ignorasi l'uso e di cui tratteremo più avanti — furono edificati dopo lo scoppio dei vulcani; per addurre un esempio, il nuraghe di Sant'Antonio, presso Torralba, sorge sulle lave, sì fresche in apparenza, del prossimo vulcano di Keremulc e gli altri nuraghi adiacenti furono costruiti di pietre tagliate nelle suddette lave. Vulcani estinti consimili veggonsi nella baia e presso Oi osei; il vulcano Su Mortale, coll'orlo rimasto del suo cratere e col cono più recente di scorie in mezzo a codesto cratere, rassomiglia intieramente ad un piccol Vesuvio.
In altri luoghi dell'isola non son rimaste che le correnti basaltiche, ed i crateri con le loro scorie disgregate furono asportati dalle acque; codeste lave sono perciò alquanto più antiche di quelle dei vulcani estinti, ma ad ogni modo post-plioceniche anch'esse. Tali sono: la calotta basaltica che forma la piattaforma del monte Arci presso Oristano, e a est di esso la pianura La Giara; e tali, nell'interno della catena, le vette basaltiche sul Fhunendosa intorno al villaggio d'Oiroli.
Anche i dicchi basaltici nel conglomerato traehitico del monte Arcueniu e suoi dintorni, son di tal fatta, laddove le montagne d'Iglesias e di Sulcis sono rimaste immuni dalle eruzioni delle lave basaltiche.
9. Ultimi cambiamenti geologici nella Sardegna. — Quantunque le montagne e le relative alture della Corsica e della Sardegna, nella loro relazione alle circostanti profondità marine, sieno state fissate in complesso al principio del periodo pliocenico e le formazioni più antiche, compreso il miocene, sieno state sollevate e ripiegate da una pressione laterale che dirizzò la sua forza da ovest a est, tuttavia il movimento ascendente dell'isola continuò ancora sino ai tempi più recenti e puossi persino asserire ch'esso continui ancora. Le arenarie calcari mioceniche salirono dal mare ad altezza rilevante (sino G50 111. a Giave) senza essere spostato visibilmente dalla loro giacitura orizzontale. Con ciò l'isola fu ingrossata notevolmente e solo i tratti costieri e i bassipiani del Campidano si rimasero per un po' di tempo coperti dalle acque marine.
Il mare fu espulso in parte dal Campidano dalle inondazioni diluviali ed allu-viali dei fiumi e dei torrenti: le lagune, che oggi ancora espandonsi con estese superficie presso Cagliari ed Oristano, non son che residui del braccio di mare colmato a poco a poco dai detriti e dai sedimenti.
Il perchè codesti stagni contengono sale ed animali marini, quantunque non comunichino più, per mezzo di aperti canal col mare. La loro profondità ed ampiezza sono evidentemente scemate nel tempo storico tanto pei* l'immissione incessante delle ghiaie e del fango dei fiumi che vi si scaricano, quanto per sollevamento. Per recare unn prova, ancor nel secolo decimoterzo, le grosse galee dei Pisani e dei Genovesi entrarono nello stagno dì Cagliari per porre l'assedio a quella città, laddove ora non ha più che poco fondo.
8S — La l'atrio, voi. V.