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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   G20 Parte Quinta — Ilalia Insulare
   primieramente nella pianura detta la Falconara, ove sconfisse il principe di Taranto, quindi alle radici del monte San Giuliano, fra il convento dei Carmelitani e quello dei Paolotti, e per ultimo nella pianura detta di San Vito.
   Andremmo troppo per le lunghe se togliessimo a narrar qui tutte le vicende di Trapani nei tempi feudali ; passeremo perciò a dire come Carlo V, reduce vittorioso dalla spedizione di Tunisi, e liberatore di 20,000 schiavi cristiani, approdasse, nello agosto del 1535, in Trapani, la quale lo accolse trionfalmente nel palazzo degli antichi Chiaramonti, e prodigò cure affettuose a' suoi soldati feriti, inferrili, o spossati dalle fatiche. In riconoscenza Carlo V regalò alla parrocchia di San Nicolò un bellissimo fonte battesimale di bianco marmo diafano che aveva portato dall'Africa, alla parrocchia di San Pietro imo stendardo di broccato e di oro, e al convento dell'Annunziata due porte di legno rivestite di ferro, recate anch'esse dalla Tunisia. Giurò quindi nel Duomo di osservare i privilegi della citlà, di che fu scritto intorno al sigillo municipale: Drepannm cìvitas invìclissima in qua Caesar primum juravit. Creò per ultimo molti regii militi e parti per Palermo, uscendo da Porta Orientale che si appellò da quel giorno Porta Austria. Trapani si rimase la città prediletta di Carlo V, il quale si studiò in ogni occasione di darle lustro.
   Nel 1001 si adunò nel porto di Trapani per muovere all'assedio d'Algeri sotto il comando del principe Doria, la squadra combinata del Papa, di Spagna, Sicilia, Toscana, Savoia e Genova.
   Nel 1713 Vittorio Amedeo di Savoia che, in forza del trattato d'Utrecht, aveva ottenuto da Filippo V il dominio della Sicilia, inviò al comando di Trapani il generale conte Campioni con una guarnigione sufficiente. Nel 1718 gli fu rizzata una statua in marmo nell'Ospedale Grande, opera di Gioacchino Vitagliano, valente scultore palermitano. Dal 17 luglio 1718 al 27 novembre 1719, Trapani fu bloccata e ridotta agli estremi dagli Spagnuoli, i quali, alleati all'Aleniagna e all'Inghilterra, erano andati in Sicilia ad accendervi la face della guerra tanto agitata dal cardinale Alberoni, e ciò perchè l'imperatore d'Alemagna, che considerava come sua la Sicilia, aveva disapprovato la traslazione della corona di Sicilia sul capo di Amedeo di Savoia. — In questo tempo, scrive il diarista delle guerre siciliane, si segnalò per invincibile la costanza di Trapani giustamente dichiarata invittissima dalla gloriosa memoria di Carlo V imperatore. —
   11 20 marzo del 1720 giunse nel porto di Trapani l'ammiraglio Bings con lettere notificanti al conte di Mercy ch'era stato sottoscritto, il 7 febbraio, in Madrid, il trattato della Quadruplice Alleanza ; in forza di esso rimase pienamente padrone della Sicilia l'imperatore d'Austria, il quale invio al comando della piazza forte di Trapani il generale Don Giacomo Garrera con ima guarnigione composta di tre battaglioni.
   Le guerre per la morte del redi Polonia si riaccesero. Il Garrera, durante tulio il lungo assedio, difese Trapani con rara costanza; ma, vedendo che mal potevansi sperare soccorsi dall'Austria, capitolò onoratamente, Furono ceduti i forti con le artiglierie e le armi, ma i battaglioni tedeschi uscirono a bandiere spiegate, e con tutti gli onori militari furono dal governo di Sicilia fatLi imbarcare e trasportare con iscorta a Trieste.
   Durante il governo borbonico Trapani non trasmodò né in escandescenze, nè in paure; ma, giunta l'ora dell'insurrezione, non islette in forse. Nel gennaio del 184S, fu la prima città siciliana che insorse; il popolo assali la guarnigione, che si chiuse nella fortezza, lanciando alcune bombe sulla città; si venne alle mani con alquanti morii dalle due parti, e la faccenda ebbe fine con una capitolazione, per la quale i Borbonici consegnarono la fortezza con le artiglierie e le polveri Trapani si affrettò allora a spedire a Palermo 700 quintali di polvere, per combattere alla sua volta