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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Siracusa
   505
   A est, dirimpetto alla torre della Pineta sta la cosidetta Contrada del Santicello. Sull'orlo di codesta valle veggonsi scolpili nelle roccie alcuni strani antichissimi rilievi detti dal popolo i Santoni Sono rivolti a sud e si seguono alla base della collina in una parete rocciosa alta 2 metri tagliati ciascun per sè a ino' di nicchia nel macigno. Iti quasi tutti questi rilievi predomina la figura colossale di una donna, ritta o seduta, coperta di una lunga veste che le scende sino ai piedi e con in capo il modio (misura ilei grano) e sopra statuette.
   I rilievi sono però molto guasti, (litro la donna suddetta, si riconoscono ancora incominciando da ovesl: 1° Nell'angolo a destra un cavaliere ed un uomo che alza il braccio; quindi un cane, una donna, un uomo con le gambe ripiegate, figura semi-distrutta: nell'angolo a sinistra, un altro cavaliere; 2° Una dorma con ricca capigliatura ed orecchini, la statuetta a destra con scudo e lancia e quella a sinistra con clava e scudo; 3 Figura maschile con due fanciulli e due cani ed accanto una piccola nicchia; 4° A sinistra ai basso bi dissima figura donnesca con braccia stese e a destra pariménte al basso, figura maschile ed un cane a' piedi della gran donna seduta. Codesti rilievi vuoisi si riferiscano al culto dei morti e la gran donna seduta credesi rappresenti Cibele, Iside o Proscrpina.
   II barone .ludica o Ecale e.il sacerdote l'erta Bonelli estrassero molti vasi e altri oggetti antichi dalle rovine di Acre le quali furono così descritte dal compianto marchese Pietro Selvatico nella sua bell'opera le Arti de! Disegno in Italia:
   « A 20 chilometri dalla odierna Siracusa VeggOttéi ancora, presso la piccola città di Palazzolo, le rovine della antica Acri, fondata appunto, a quanto credesi, da una colonia di Siracusani : ma ciò che riinane è di tal guisa scomposto da non essere possibile indovinare neppure 1 iconografia di alcuno fra gli edifizi dei quali un giorno quei ruderi facevano parte. Solo dagli avanzi delle colonne e dei capitelli si scorge come appartengano all'età in cui il dorico greco si era, per così dire, ammorbidito ne' suoi profili. Sotto questo riguardo merita speciale attenzione un colonnato ancora sussistente, giacché l'echino [ovvio) de' suoi capitelli porta al disotto un bastoncino decorato a perlette, che non vedesi ili altri dorici di maniera greca ; di più, sui triglifi vi è un ornamento a palmelte nella parte superiore delle strie (scanuUaure). Singolarissima poi è la cornice di coronamento, perchè composta di una larga gola rovescia, limitata inferiormente da un gradetto e da un ovolo, sotto cui è un incavo che serve a dividerla, con una linea di scuro, dall'architrave.
   ' Sussistono eziandio fra quelle rovine i rimasugli di due teatri, uno che doveva essere di considerevole mole, l'altro assai più piccolo : forse serviva per Odco, o teatro da musica. Sorgono qua e là frammenti di altari e di sepolcri le cui forme rivelano un misto di dorico e di jonico. Chi non v'indovina la mano di Roma? ».
   Cenni storici. — Acre ('A* peu, Aera e), distante, secondo gli Miuerarìi, 24 miglia romane da Siracusa, era una colonia siracusana fondata, secondo Tucidide (vi, 5), 70 anni dopo Siracusa stessa, vale a dire, nel 663 av. C., ma non acquistò mai grande importanza e continuò a rimanere quasi sempre nella dipendenza della città madre. La sua forte situazione però dovette sempre renderne ambilo il possesso nelle guerre frequenti; e Dione infatti nella sua marcia su Siracusa sostò ad Acre per sorvegliare l'elìcilo delle sue operazioni militari (Plut., Dion., 27).
   G. xlgolucci ebbero a dichiarare fenici i cranii che loro spedii. I punti della ritirata degli Ateniesi, da Siracusa all'Assinaro, furono accertati da me insieme al dott. G. ScilUDRlNG nell'aprile del 18ti6. 11 Ccrtius riformò la ritirata della la edizione della sua Storia della Grecia, secondo quella veduta, tuLLochè indicasse i soli lavori dello Schubring e dell'Houi, il quale ultimo solo aveva conosciuto ciò dal mio lavoro PJcerche per l'istoria dei popoli Acrensi, ecc. (Comiso 1873) e me lo dichiarava per lettera, che ne faceva tesoro in uno studio da lui preparato, che è quello appunto citato dal Curtius. L'Azfmm ki-a.i del Tucidide è stato da me soltanto spiegato: non c'entrano nè lo schd-bui.ng, nè I'Holm dal Curtius citati. Sin dal 1S7C fui il primo che riconobbi una necropoli e non delle abitazioni trogloditiche nella Valle d'Ispica. G. Italia Nicastro.