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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Noto
   591
   Fig. 100. — Noto: Avanzi dell antica Porla di terra (da fotografia).
   del secolo decinioquarto fu data per tradimento in mano di Carlo d'Angìo. Sotto re Alfonso ne fu signore il fratello Pietro, il quale costruì la torre maggiore detta volgarmente maestra. Distrutta nel 1093 da un terribile terremoto, fu riedificata nel 1703 in un luogo più prossimo al mare e distante circa 7 chilometri da Noto antico.
   Ferdinando il Cattolico nel 1503 diede a Noto il titolo di Ingegnosissima per 1 erudizione di molti suoi cittadini. Nel 1837 il Governo borbonico, per punire Siracusa degli eccidi successi durante il colèra, credulo veleno (1), le tolse la sede dell'intendete o della provincia trasportandola a Noto; ma, caduti i Borboni, il Parlamento italiano la restituì a Siracusa per opera principalmente del Cordova.
   Uomini illustri. — Nacquero in Noto il precitato Ducezio, re degli antichi Siculi, secondo Diodoro; e, in tempi assai più recenti, Giovanni Aurispa, letterato e poeta, il quale tradusse dal greco in latino il Commento di .ferocie intorno Pitagora, le opere di Archimede, e trasportò in Italia fra i primi del XIV secolo più di cento Codici di autori classici antichi; Nicolò Speciale, cronista; Antonio Cossarino, professore di rettorica a Costantinopoli, Pavia, Milano e Genova, traduttore della L'epublica di Platone e di alcune opere di Plutarco; Giovanni Marrasio, poeta; Rocco Pirri, autore della Sicilia sacra; Vincenzo Littara, poeta, storico e filologo illustre; Andrea Barbazio, giureconsulto in Bologna; G. Scala, astronomo in Venezia. Dei nostri tempi meritano essere ricordati Matteo Raeli che fu ministro del Regno d'Italia, e I illustre poetessa Mariannina. Coffa, morta nel 1878.
   Coli, elett. Noto — Dioc. Noto — P2 T. e Str. ferr.
   (1) E. BuKFARL'eci, Le funeste conseguenze d'un pregiudizio popolare. Firenze, Eredi Botta, 1868.