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Parte Quinta — Italia Insulare
3. Falconara ('Acti'Bo?, Asinarus). Memorabile per la catastrofe finale della grande spedizione ateniese in Sicilia e la resa del suo comandante Nicia ai vittoriosi Siracusani (Tue., vii, 84, 85; Dioi»., xiu, 19; Pura., Mc.s 27). È chiaramente identificato dalle circostanze della ritirata ateniese, riferite patitamente da Tucidide, col fiume detto ora Falconara, e più comunemente fiume di Noto, per la sua vicinanza a questa città.
Sorge precisamente sotto il sito di Noto vecchio (Neetum), e scorre sotto le mura dell'odierna Noto ed entra in mare in una piccola baia detta Fiatata di Noto, a circa 6 chilometri a nord dalla foce dell'Eloro o Aliso. Alimentato da parecchie sorgenti sotterranee e perenni ha un volume d'acqua ragguardevole qual è descritto da Tucidide nel passo precitato.
Un monumento curioso presso Eloro supponesi comunemente eretto in commemorazione della vittoria dei Siracusani in quell'occasione, ma sembra troppo lontano da quel fiume da essere stato destinato a tal fine come vedremo più sotto. Narra Plutarco (Nic., 28) che i Siracusani istituirono in quell'occasione una festa chiamata A sino, ria e vuoisi si celebrasse anche modernamente ma convertila in onore di un santo (Fazell,, I)e lleb. Sic., ìv, 1, p. 198; Cluv., SiciL, p. 184).
4. Abiso (EÀiopo;, Elorus). Il fiume più ragguardevole fra Siracusa e capo Passaro, chiamasi ora Abiso, ina nella parte superiore del suo corso addimandasi Tellaro o Telloro, corruzione evidente di Eloro. Nasce nelle colline presso Palaz-
* zolo Acreide e corre dapprima a sud-est, piega quindi a est e scaricasi nel mare Ionio a circa 35 chilometri a sud di Siracusa. Presso la sua foce sorgeva l'antica città d'Eloro di cui toccheremo due parole più qua. Nella parte superiore del suo corso è una corrente montana in un letto aspro e roccioso, di che Silio Italico lo dice Mudai clamosus IMorus (xiv, 269); ma presso la foce divien quasi perfettamente stagnante e soggetto a frequenti inondazioni Quindi Virgilio (nel in dell'Eneide, 698) parla a buon diritto del
.....praepingiic solum shopiantis Helori.
(Del paludoso Eloro i campi opimi).
Ovidio (Fast., ìv, 476) esalta la bellezza della valle in cui scorre chiamandola Heloria Tempe. Parecchi autori antichi riferiscono che gli stagni allo sbocco dell'Eloro abbondavano di pesci cosi domestici che accostavansi a mangiar sulla mano nell'istessa guisa che il simigliante non era poi infrequente nei vivai dei Romani (Aten,, ix, p. 331; Plin., xxxii, 2, s. 7). Sulle sponde dell'Eloro, in un luogo che non sì può precisare, i Siracusani furono sconfitti da Ippocrate tiranno di Gela in una grande battaglia (Erod., vii, 154 ; Pikd., New., ix, 95).
L'antica Eloro — Abbiam detto che sulle sponde e presso la foce dell'Eloro sorgeva una antica ci Ita dello stesso nome. Non abbiamo notizie della sua origine, ma essa era probabilmente una colonia di Siracusa a cui pare continuasse ad esser sempre soggetta. Il nome rinviensi primamente in Scillace (§ 13, p. 168), dacché, quantunque Tucidide favelli reiteratamente della strada conducente ad Eloro da Siracusa, che fu quella percorsa dagli Ateniesi nella loro disastrosa ritirata, come abbiamo visto, tuttavia ei non fa mai motto della città stessa.
Era una di quelle città che rimasero sotto il governo di Cerone li in forza del trattato conchiuso coi Romani nel 263 av. C. ; ed essendosi, durante la seconda