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Parte Quinta — Italia Insulare
La nuova colonia fu in vero più fortunata delle precedenti e i successivi 50 anni furono il periodo più florido nell'istoria di Camarilla, la quale conservò la sua indipendenza ed occupò uri posto prominente fra le città greche della Sicilia.
Nelle loro politiche relazioni i Camariniani pare fossero guidati principalmente dalla gelosia della loro potente vicina Siracusa; di che furono tratti a separarsi in gran parte dalle altre cillà doric della Sicilia, e, nella guerra fra Siracusa e Leontini nel 427 av. G., furono l'unico popolo d'origine doria che sposasse le parti della seconda. Eravi sempre nell'istesso tempo un partito in Camarilla favorevole ai Siracusani e disposto ad unirsi all'alleanza doria, e fu probabilmente l'influenza di questo partito che indusse gli abitanti a conchiudere pochi anni dopo una tregua coi loro vicini di Gela, tregua che addusse da ultimo una pacificazione generale (Tocid., in, 86, ecc.).
Narra Tucidide che nel trattato finale fu stipulato che i Camaririinni conservassero d possesso del territorio di Morganzia (di cui già abbiamo trattato nella provincia di Catania), accordo non facile a capire essendoché la città di questo nome fosse situata assai lontano nell'interno della Sicilia.
Pochi anni dopo i Camariniani erano disposti a prestare, insieme agli Ateniesi, aiuto con le armi ai Leontini; ma, (piando comparve in Sicilia la grande spedizione ateniese sotto il comando di Nicia, sgomentaronsi dei suoi disegni ulteriori e non presero parte nò per gli Ateniesi, nè pei Siracusani, promettendo dì osservare una stretta neutralità. Solo quando la sorte delle armi si dichiarò favorevole agli ultimi i Camariniani inviarono un piccolo nerbo di truppe in loro aiuto (Tuciu., vi, 75, 88; Dion., xm, 4, 12).
Pochi anni appresso, la grande invasione della Sicilia pei Cartaginesi diede un colpo fatale alla prosperità di Camarilla. Il suo territorio fu devastato da Imilcone nella primavera del 405 av. C., ma la città non fu assalita; però, quando Dionisio non riuscì ad impedire la caduta di Gela e gli abitanti di essa furono costretti ad abbandonarla al suo destino, i Camariniani furono indotti e costretti ad imitarne l'esempio : e l'intiera popolazione, uomini, donne e fanciulli, abbandonarono le loro case ed effettuarono la loro ritirata a Siracusa donde passarono poi a Leontini (Diod., xin, 108, 111, MB).
In forza del trattato conchiuso poco di poi fra Dionisio e i Cartaginesi, i cittadini di Camarilla, del pari che quelli di Gela e di Agrigento, ebbero licenza dì far ritorno alle loro case e di continuare ad abitare le loro città natie, ma come tributari di Cartagine e con divieto di rialzare le fortificazioni (Diod., xm, 114).
È probabile che molti approfittassero di questo permesso e pochi anni dopo noi troviamo Camarilla con un buon contingente di soldati in aiuto di Dionisio nella sua guerra contro i Cartaginesi. Trattone questa eccezione nulla sappiamo di essa durante il reggime di questo despota, ma non v'ha quasi dubbio che la gli fu sottomessa. Dopo la morte di Dionisio il Vecchio però partecipò prontamente all'impresa di Dione e lo accompagnò con forze ausiliari nella sua marcia contro Siracusa (Diod,, xvi, 9).
Dopo che Timoleone ebbe rivendicata a libertà tutta la metà orientale della Sicilia, Camarina fu rissanguata con un nuovo corpo di coloni e pare ricuperasse un certo grado di prosperità; ma essa ebbe poi a soffrir molto durante le guerre fra Agatocle e i Cartaginesi e fu quindi presa e saccheggiata dai Manierimi.
Durante la prima Guerra Punica, Camarina sposò di buon'ora la causa Piomana; e quantunque fosse data per tradimento, nel 258 av. C., nelle mani del generale