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Parte Quinta — Italia Insulare
nel 1693 da scosse violenti cV terremoto. In fondo alla valle il fiume Ciccio fertilizza i terreni che lo fiancheggiano e mette in moto mulini e gualchiere prima di scaricarsi nell'Anapo.
A men di due chilometri dall'abitato, in un luogo detto Pantalica, trovasi una antica necropoli, le cui tombe scavale le une sopra le altre nella solida ma tenera roccia calcare, rendono immagine di un gigantesco alveare. La gola in cui trovansi in maggior numero è pittoresca m sommo grado. Le tombe sono, la più parte, nicchie arcate per urne cinerarie o canterelle in cui si entra per una porticella bassissima. Qua e là veggonsi traccio di posteriore adattamento a sepolcreto cristiano. Parecchie migliaia di persone furono qui seppellite dopo il suddetto orrendo tremuoto del 1693.
Presso una eli codeste grotte, detta la Bottigliera, scaturisce una corrente d'acqua la quale, per mezzo di un acquedotto maraviglioso incavato nel vivo sasso, va a con-giungersi all'Anapo col quale imboccando in altro acquedotto non meno maraviglioso del primo, sì per la sua enorme profondità e sì per essere scavato nella pietra scorre a dar moto ai quattro mulini di Galermi di cui abbiamo tocco sotto Siracusa.
Uomini illustri. —- Nacquero in Sortmo : il parroco Gurciullo, autore delle Memorie spettatiti a Sortine ; l'altro parroco, Gentile, autore di un applaudito Saggio filosofico sull'eloquenza e di altre opere minori, e il prof. Vito Mangiameli matematico valente nel risolvere all'improvviso problemi complicatissimi.
Coli, olett. Augusta — Dioc. Siracusa — P2 T
Erbesso.
Presso Sortmo Vecchio o Pantalica sorgeva antichissimamente la città di Erbesso (Ep&ywfc, Herbessus). È mentovata per la prima volta nel 404 av. G., quale città dei Siculi che aveva prestato aiuto all'esercito cartaginese durante l'assedio di Siracusa e fu per conseguenza una delle prime città contro le quali Dionisio rivolse le sue armi dopo conchiusa la pace con Cartagine (Dion., xiv, 7). Ma la defezione improvvisa delle suo proprie truppe richiamò in fretta Dionisio a Siracusa; ed alcuni anni dopo troviamo Erbesso sempre in possesso della propria indipendenza e conchiudente un trattato con esso Dionisio.
Non se ne trova notizia posteriore sino al tempo di Agatocle, in cui questo tiranno vi mise una guarnigione la quale fu espulsa, nel 309 av. C., dagli abitanti coll'aiuto degli Agrigentini e dei loro alleati sotto Xenodica.
Nella seconda Guerra Punica è fatta di bel nuovo menzione d'Erbesso, la quale diede rifugio ad Ippocrate ed Epicide, fuggiti da Leontini. e da Erbesso venne loro fatto di suscitare prima la defezione delle truppe siracusane inviate contro di loro e in seguito quella della città stessa (Liv., xxiv, 20, 31; Paus., vi, 11, § 4). In questa occasione Erbesso sposò l'alleanza cartaginese, ma fu tosto ricuperata da Marcello.
Non abbiamo notizie delle vicende di Erbesso sotto i Romani, ma fu probabilmente una dipendenza di Siracusa dacché Cicerone non ne fa mai menzione. Erbesso ricomparisce però in Plinio qual comunità indipendente; tanto egli quanto Tolomeo la pongono nell'interno dell'isola ma non determinano la sua situazione.
Dai passi di Diodoro e di Livio è evidente che Erbesso era situata entro terra sopra Siracusa e non guari lungi da Leontini; quindi il luogo suggerito dal Fazello (De Reb. Sic., x, 2, p. 454) a Pantalica, o Sortino Vecchio, è per lo manco una con-ghiettura plausibile. Il luogo in questione, ora intieramente deserto e desolato, è il suddescritto delle grotte scavate nel calcare simili a quelle che ritroveremo in Val d'ispica presso Spaccaforno nel circondario di Modica.
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