Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Sicilia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (598/721)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (598/721)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Parte Quinta — Italia Inculai e
   I Gelarti e i Camarinani imitarono, l'anno seguente, il loro esempio; nell'istesso tempo gli esuli leontini di Siracusa approfittarono dell'occasione per far ritorno alla loro città natia e dichiararsi indipendenti; e il trattato di pace conchiuso nel 1-05 av. G. da Dionisio con Imilcone, stipulò espressamente la libertà e l'indipendenza di Dentini (Diod., xm, 89, 113, 114).
   Questa condizione del trattato non fu osservata a lungo da Dionisio, il quale, come prima fu libero dal timore di Cartagine, rivolse le sue armi contro le città calci-diche e, dopo di aver sottomesso Catania e Nasso, costrinse i Leontincsi privi ora di tutti i loro alleati, alla resa della loro città, che fu disertata per la seconda volta e la sua intiera popolazione trasportata, nel 403 av. G., a Siracusa (Diod., xiv, 1415).
   In un periodo posteriore del suo regno (39G av. C.), Dionisio si vide costretto a calmare il malcontento delle sue truppe mercenarie concedendo loro così la città come il fertile territorio di Leontini ove stabilironsi in numero di 10,000. Da quel tempo Leontini è reiteratamente mentovata nei torbidi civili e nelle rivoluzioni di Siracusa con la qual città pare rimanesse del continuo in intime relazioni; ma, come osserva Strabone (vi, p. 273) partecipando sempre nei suoi disastri, senza partecipare sempre alla sua prosperità.
   Per tal modo i Leontinesi furono dei primi a dichiararsi contro il Giovane Dionisio e ad aprire le loro porte a Dione (Plut., Dion., 39, 40). Alcuni anni dopo la loro città fu occupata con un nerbo di truppe da Iceta, il quale guerreggiò di là contro Timoleone e non fu che dopo la grande vittoria del 340 av. C. sui Cartaginesi che quest'ultimo potè cacciare Iceta ed impadronirsi di Leontini (Plot., Timol., 32). In questa occasione a Lenlini non fu, come a tutte quasi le altre città siciliane, ridonata la liberta e l'indipendenza, ma fu di bel nuovo incorporata nello Stato siracusano e trasferiti gli abitanti in Siracusa (Diod., xvi, 82).
   In un periodo posteriore Leontini ricomparisce quale Stato indipendente, e, durante le guerre di Agatocle coi Cartaginesi, prese parte in parecchie occasioni contro Siracusa. Quando Pirro giunse nel 278 av. C. in Sicilia, essa era sottomessa a un tiranno o despota di nome Erachde, il quale fu uno dei primi a sottomettersi a quel monarca. Ma poco appresso pare ripiombasse sotto il giogo di Siracusa e fu una delle città la cui sovranità fu assicurata a Cerone, re di Siracusa, dal trattato stretto con lui dai Romani nel 203 av. G. al principio della prima Guerra Punica.
   Codesto stato di cose continuò sino alla seconda Guerra Punica, quando Leon-tini ridivenne cospicua negli eventi che addussero la caduta di Siracusa. Fu in una delle lunghe ed angusto vie di Leontini che Jeromino cadde, nel 215 av. C., sotto il pugnale di Pinomene (Liv., xxiv, 7; Por.us., vu, G); e là fu che, poco appresso, Ippocrate ed Epicide inalberarono dei primi la bandiera di guerra contro Roma. Marcello si affretto ad assalire la città e se ne impadroni senza difficoltà; ma le sevizie da lui prodigate in quell'occasione infiammarono sì fattamente di sdegno i Siracusani che divennero l'occasione immediata della rottura con Roma (Liv., xxiv, 29, 30, 39).
   Sotto il governo romano Leontini divenne una città municipale indipendente, ma pare andasse in decadenza. Cicerone la chiama mìsera cìvitas atque itianis (Verr., ir, GG), e, quantunque il suo fertile territorio fosse sempre ben coltivato, fu coltivato quasi intieramente da contadini di altre città siciliane, particolarmente di Centuripe (Ivi, in, 46,49). Strabone (vi, 273) altresì ne parla come di una città in gran decadenza c quantunque il suo nome occorra sempre in Plinio e in Tolomeo, sembra non abbia mai avuto importanza sotto il dominio romano. Ma la grande fortezza della sua situazione deve averla sempre preservata dalla decadenza compiuta.
   Fu poi distrutta dai Saraceni che se ne impadronirono nell'anno 848, riedificata e quasi per intiero atterrata da un tremuoto; e quando l'imperatore Carlo V volle trasferire i Leontinesi a CarlanLim, da lui edificato e clic troveremo più avanti, essi.