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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   60//.
   Parte Quinta — Italia Insulare
   Mandamento di LENTINI (comprende 3 Comuni, popol. 26,406 ab.). — Territorio feracissimo in grano, olio, vino, legumi, liquirizia, lino, canape e pingui pascoli. È inoltre coltivato a riso, aranci e cotone; di tutti questi prodotti oltre il consumo, si fa attivo commercio. Vi si trova il lago più ampio della Sicilia, il Lago di Lentìnì o il Biviere, che abbiamo già descritto trattando della provincia, ed appartiene al principe di Butera.
   Lentìni (13,202 ab.). — Sorge sul declivio di uno dei colli su cui stava l'antica Leontini, di cui avremo a dire più oltre, poco lungi dal suddetto lago, a 27 chilometri da Catania a 40 da Siracusa. Ila vie comode con belli edifizi fra cui la casa comunale nella quale si conservano due antichi vasi greco-siculi, uno dei quali di molta importanza. Nella chiesa dei Cappuccini, situata nella parte più alta della città, ammirasi un dipinto del Bassano e una tela grandiosa rappresentante la Crocifissione, attribuita al Tintoretto e che alcuni, anziché una ripetizione, reputano una buona copia dell'originale che conservavasi in Venezia e fu distrutto da un incendio. Vi si veggono ancora alcuni ruderi delle mura della città antica, avanzi di acquedotti, di cisterne, di un monumento trionfale e in molte tombe sui colli con vasi antichi, iscrizioni e monete. Nelle vicinanze veggonsi inoltre le rovine di Xutia, fondata da Xuto figliuolo d'Eolo, e quelle della fortezza Bricinnia ricordata da Tucidide: vaste spelonche, o grotte, scavate, secondo la favola, dai Ciclopi.
   Lentini è dotata di pubbliche scuole elementari pei due sessi, di scuole serali, delle tecniche, di un asilo infantile, ecc. Grano, riso, olio, vino, aranci e cotone, mandorle, carrube, caccia e pesca nel suddetto lago di Lentìni, il quale genera però la malaria. L'industria fabbrica buon vasellame di creta.
   Cenni storici. — Tutti gli antichi scrittori vanno d'accordo nel rappresentare l'antica Leontini quale una colonia greca, ed una di quelle di origine Calcidica, per essere stata fondata da coloni calcidici da Nasso nel 730 av. C.
   Al dire di Tucidide (vi, 3) il luogo era stato in prima occupato dai Siculi, ma essi furono espulsi e la città divenne essenzialmente una colonia greca. Poco sappiamo della sua storia primitiva; ma dalla sua giacitura mimitissirna e dall'estrema fertilità del suo territorio (rinomato in tutti i tempi per la sua ricchezza straordinaria) puossi sicuramente inferire ch'essa giungesse in breve ad una grande prosperità, e divenisse una delle città più ragguardevoli nell'est della Sicilia. La rapidità del suo crescere e prosperare è attestata pure dal fatto ch'essa potè fondare alla sua volta la colonia d'Eubea.
   Polibio (vii, 6) ci ha tramandato una descrizione accurata di Leontini o Leontium:
   La città di Leontium, considerata nella sua situazione generale, è rivolta a settentrione. In mezzo ad essa estendesi una valle piana la quale contiene i pubblici edifizi assegnati all'amministrazione del governo e della giustizia, tutto ciò, in una parola che chiamasi Poro. I due lati della valle sono rinchiusi fra due colli aspri e diruti in tutta la loro estensione; ma il sommo di codesti colli è piatto e coperto di tempii e di case. La città ha anche due porte, una delle quali, all'estremità meridionale della valle conduce a Siracusa. L'altra ò nel lato opposto e mette a quei terreni così famosi per la loro feracità che chiamansi Campi leontini. Sotto il colle nel lato occidentale della valle scorre il fiume Lìsso (ora fiume Buina) e nel medesimo lato è una fila di case edificate immediatamente sotto il precipizio e in linea parallela al fiume. Fra queste case e il fiume passa la strada suaccennata „.
   È singolare che nìun antico scrittore fa menzione del Biviere o lago di Lentini. La fertilità straordinaria del territorio di Leontini (Leontinus campus) è celebrata da molti autori antichi. Secondo una tradizione comunemente ammessa, là crebbe il grano selvatico e là fu primamente coltivato (Diod., iv, 24; v, 2) e quel territorio fu sempre considerato come d più ferace di grano in tutta la Sicilia. Cicerone lo