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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quiuta — Italia Insulare
   in potere dei Normanni; tanlo il primo quanto i secondi fortificarono il castello. Sotto i Normanni Siracusa fu governata dal figliuolo del conte Ruggero, indi da Tancredi. Un orribile tremuoto le cagionò nel secolo XII gravissimi danni.
   Nel 1204, durante la minorità di Federico II, venne in potere dei Pisani; i Genoves. loro emuli, l'assalirono, la presero e passarono a fìl di spada tutti i Pisani che vi trovarono.
   La Sicilia cadde quindi sotto il dominio abborrito degli Angioini, e, come tutte le altre città, Siracusa prese gran parte al Vespro e cacciò dalle sue mura gli usurpatori francesi. Carlo V l'innalzò al grado di piazza di guerra e le sue opere fortificatorie furono restaurate con gli avanzi dell'antica Siracusa greco-romana, col proscenio del gran teatro, le colonne, gli architravi, ecc.
   Nelle susseguenti dominazioni dinastiche degli Aragonesi e Catalani, e segnatamente dal 1315 al 1537, la città con la massima parte dei Comuni dei suoi circondari! e quelli di Noto, venne investita feudalmente quale appannaggio di dote alle regine di Sicilia, col nome del Governo della Camera Reginale. Durante tale periodo, la popolazione oscillava Ira le 00 e le 40,000 persone, occupanti l'isola e le bellissime riviere dei due porti, ed esercitava col rinascimento delle cognizioni giuridiche e storiche, coll'attivilà agro-commerciale, con la comprensione artistica e continuando a mantenere il vanto della gentilezza e purezza dei costumi, un posto al certo non secondario nelle manifestazioni etiche-economiche della Sicilia.
   Un secondo tremuoto, quello del 1693, desolo di bel nuovo la nobile città riducendola quasi un cumulo di rovine e devastando più ancora gli avanzi dei suoi antichissimi monumenti. Nel 1729 una nave alessandrina, in cui trova va nsi degli appestati, approdo a Siracusa e di là la peste si diffuse in tutta la Sicilia mietendo 90.000 vite!
   Il giogo borbonico pesava su Siracusa come sopra ogni altra terra siciliana. Essa tentò scuoterlo nel 1837 ma lo sforzo generoso andò a vuoto e l'infelice città ebbe a subire le crudeli rappresaglie del Borbone, il quale trasferì per punirla la sede dell'intendenza a Noto. Nel 1860 una spedizione di Volontari venuta da Catania liberò per sempre Siracusa che fu sgombrata dalle truppe borboniche.
   Ai dì nostri Siracusa cominciò a rifiorire mercè i miglioramenti materiali votati e decretati dal Parlamento e dal Governo nelle leggi pel restauro e la conservazione degli antichi monumenti, per la sistemazione del magnifico porto, per la costruzione della strada ferrata che la congiunge alle città consorelle della Sicilia e del continente e che da Noto l'allaccierà a Terranova e a Licata, ma sopratutto pel trasporto nel 1865 della sede e delle autorità provinciali da Noto, sotto il ministro Cordova.
   Uomini illustri. — Molti ne vanta Siracusa, così negli antichi come nei moderni tempi, fra gli altri i seguenti: Teocrito, leggiadrissimo scrittore d'idillii in dialetto dorico; Filolao, filologo pitagorico contemporaneo di Platone; scrisse intorno la Natura, il Mondo e VAnima tre libri tanto stimati da esso Platone che li comperò da' suoi eredi per 100 mine (più di 9000 lire). Lo si crede autore del sistema astronomico che fa girare la Terra con gli altri pianeti intorno al Sole: codesto fatto è impugnato, ma sembra stabilito ch'egli attribuisse alla Terra un movimento di traslazione da ovest a est; Filemone II e Sofrone, contemporaneo di Euripide, tutti tre commediografi; Corace, uno dei primi inventori dell'arte oratoria; etisia, eccellente oratore: Dione, anch'esso oratore abilissimo; Sofone, tragediografo, ai tempi di Filippo e di Alessandro il Macedone, uno dei principali sette poeti tragici della Grecia; Epicarmo, celebre commediografo e medico dottissimo ; Totino, poeta comico; Carino, valente poeta estemporaneo; Menecrate, medico e filosofo; Maraeo e Filosseno, poeti esimii; Mosco, poeta idillico, imitatore del suo più celebre coni-