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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   r)IO
   Parte Quinta — Italia Insulare
   all armo. L'ufficio era m apparenza meramente onorario, ma gli anni continuarono ad essere designati coi nomi degli Amfipoli sino ai tempi d'Augusto (Cic., Ferr., ir, 51; iv, 61).
   Non lia dubbio che il periodo susseguente al ristabilimento della libertà per Timo leone fu un periodo di grande prosperità per Siracusa come per la Sicilia in generale. Sfortunatamente non durò a lungo. Men di 30 anni dopo la presa di Siracusa per Timoleone la città cadde sotto il dispotismo di Agatocle di Termini (317 av. C.), eloquente, astuto, previdente e valoroso, di straordinaria gagliardia corporea, l'uomo dei soldati e della plebe, dei pronti fatti e dei mezzi orribili. Coi suoi soldati ci purgò la città dagli Oligarchi congiurali; mise a morie più di 4000 dei più spettabili cittadini e ne sbandì più di 6000.
   Approfittando dell'odio suscitato dal nuovo volgare ed afroce tiranno, i Cartaginesi guadagnaronsì i Comuni dipendenti da Siracusa e bloccarono (310 av. C.) per mare e per terra la città la quale stava per arrendersi stretta dalla fame, quando una trovata non meno geniale che ardita di Agatocle frustrò i disegni dei Cartaginesi.
   Come già abbiamo narrato nei Cenni storici sulla Sicilia in generale, Agatocle, durante l'assenza di una gran parte delle navi cartaginesi, uscì improvvisamente con 60 dal porto e veleggiò alla volta dell'Africa per assalire i Cartaginesi nel loro proprio paese ove guerreggio vittoriosamente per ben quatlr'anni, finché fu costretto, per aver Agrigento assalita Siracusa, a far ritorno in Sicilia, lasciando al figliuolo la continuazione della guerra in Africa. La quale guerra ebbe una misera fine sì che Agatocle si vide costretto a conchiudere un trattato svantaggioso coi Cartaginesi. Coll'astuzia e la ferocia ei costrinse le città greche della Sicilia, in quanto non obbedivano a Cartagine, a riconoscere di bel nuovo la supremazia di Siracusa. Eletto re, ricondusse il castello e l'arsenale della città allo stato in cui erano prima di Timoleone. Egli estese di bel nuovo il predominio sulla Magna Grecia e lasciò Siracusa quasi così potente come sotto il primo Dionisio.
   Dopo l'avvelenamento di Agatocle, nel 289 av. C. per istigazione del nipote, la democrazia non potè mantenersi c cedè d luogo ad oscure tirannidi. Quando i Cartaginesi si avanzarono di bel nuovo contro Siracusa, i capi-partito chiamarono in Sicilia l'epirota Pirro, genero di Agatocle, il quale compose le loro vertenze, capitanò il loro esercito, respinse i Cartaginesi sulla costa occidentale e conquistò tutta la Sicilia sino a Messana e al Lilibeo. Ma il suo dispotismo addusse resistenza ed aperta ostilità; ei vide frustrati i suoi disegni e nel 276 av. C. abbandonò la Sicilia.
   S'impadronì allora della signoria di Siracusa il generale Cerone, figliuolo di Jerocle, il quale costrinse i Manieri ini a rinchiudersi nella loro carpita città di Messana, si alleò coi Romani quando furono da essi chiamati in aiuto, gli aiutò a vincere i Cartaginesi nella prima e seconda Guerra Punica e potè così conservare l'indipendenza di Siracusa.
   Eletto re col titolo di Gerone II governò con mitezza ed avvedutezza. Durante il suo regno di 54 anni ci ricondusse ad una grande floridezza la città che gli rizzò due statue in Olimpia. Amplio i) teatro (le cui iscrizioni portano il nome di lui e di sua moglie), ricostruì in vicinanza di esso l'ara gigantesca innalzata dopo la liberazione di Siracusa nel 467 av. C.; innalzò un Olimpico nel mercato; edificò nell'isola Ortigia un palazzo che divenne poi residenza dei pretori romani; inviò in dono ili Egitto una gran nave ornata di gallerie, ginnasi, bagni, biblioteca, ecc., e di dipinti dall'Iliade, ed ufi gruppo di statue, rappresentanti Siracusa che incorona Rodi, in un con 100 talenti ai Ilodii funestali dai treinuoli, ecc. Sotto di lui Teocrito compose ì suoi idilli deliziosi e il celebre matematico Archimede, suo congiunto, ideò e mise insieme le sue famose macchine guerresche.