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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Siracusa
   54?
   occupati dai vincitori, iXicia indugiò per due giorni la ritirata e non si mosse che al terzo; ei comandava l'avanguardia e Demostene la retroguardia e tre giorni trascorsero in combattimenti infruttuosi intorno l'alpestre valico aereo {gola di Ftoridia). Cambiata la direzione della ritirata, Ni eia giunse in vicinanza del mare, ma Demostene con la retroguardia soggiacque all'assalto di Gilippo a cui si arrese, dopo otto giorni, anche Nicia quando le sue truppe, divorate dalla sete, si slanciarono, per ispegnerln, al fiume Asinaio (a Xafo) ove furono assalite dai Siracusani.
   I due generali, condannati a morte in Siracusa, si suicidarono e 7000 prigionieri (a sì pochi erano ridotti i 40,000 della ritirata) furono gettati nelle Latomie, ove languirono 8 mesi per faine e sete, sotto la sferza del sole ed appestati dalle esalazioni dei cadaveri. 1 superstiti furono venduti la più parte quali schiavi. Un trofeo fu innalzato dai Siracusani sulle sponde del suddetto Asinara, ed una festa fu istituita, detta AsiìKiria, per commemorare una sì grande vittoria (Tue., vu, 7S-87; Diod., xiii, 18, 19).
   Ma in capo a cinque anni Siracusa vittoriosa degli Ateniesi perde la sua libertà per un tiranno domestico. Chiamati in aiuto dai Segestani contro i Selinuntini, i ('.nrtagiilesi comparvero con grandi forze in Sicilia e non paghi della distruzione di Solino e di Inietti (110 av. C.) e di quella di Acragas, o di Agrigento (406 av. C.) proseguirono le loro colmiate col disegno d'insignoi irsi dell'intiera isola. Dionisio, giovane accorto, ardito e pieno d'ingegno, segretario per la guerra, colse il destro dello spavento generale eccitato da quella invasione per recarsi in mano, nel 405 av. C., il potere dispotico in Siracusa e conchiuse tosto la pace coi Cartaginesi arrestati da una pestilenza nella loro marcia vittoriosa. Egli rivolse poi la sua attenzione e le sue cure a ben munir la i ittà e costruì grandi opere, parte per difenderla contro gli assalti esterni e parte per la sicurezza del potere suo proprio.
   Una delle sue prime operazioni fu quella di convertire l'isola d'Ortigia in una fortezza, circondandola dì alte mura munite di molte torri, principalmente dal lato che la congiunge alla Sicilia ove rizzò un fronte munitissinio detto Ventatila; mentre per maggior sicurezza costruì un forte interno o cittadella entro l'isola, che divenne l'acropoli di Siracusa e nell'istesso tempo la residenza di Dionisio e dei suoi successori nel dispotismo.
   In vicinanza, nel Porto Piccolo o Porto Lacceio, costruì, pei suoi legni da guerra, ampi! docks capaci di 60 triremi ed accessibili soltanto per un ingresso angusto. Di ciò non pago, aggiunse, pochi anni appresso, altri docks per altri 160 legni nel Porlo Grande, in quel seno che più si approssima al Porto Piccolo, congiungendoli con un canale di comunicazione.
   Neil istesso tempo egli ornò la parte della città immediatamente luoi i dell'isola Ortigia con portici ed edifìzi pubblici a comodo e diletto dei cittadini (Diod., xiv, 7). Ma la maggior parte delle sue opere tutte fu la linea di mare onde munì le alture di Epipoli.
   L'assedio memorabile degli Ateniesi, che abbiamo narrato, aveva fatto toccare con mano l'importanza vitale di esse alture; e quindi, prima d'ingaggiare la sua grande guerra con Cartagine, risolvette di assicurare il loro possesso con una linea di fortificazioni permanenti. Le mura erette a tal uopo lungo l'orlo settentrionale del-l'Epipoli (dall'odierna Santa Panagia al colle d'Eurìalo, o Mongibellisi) avevano una lunghezza di 14,000 metri e vi lavoravano, dicesi, 36,000 cittadini e Dionisio stesso pel breve spazio di 20 giorni (Diod., xiv, 18); il lato nord del Tiche ricevette una porta dì fortezza VExapilon e la punta ovest dell'EpipoIi, la fortezza Furialo, esistente ancora in parte, con molti altri edilìzi collegati da passaggi sotterranei. Di tal modo la gigantesca Pentapila superava tutte le città della Grecia in estensione e per numero di abitanti