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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   r)IO
   Parte Quinta — Italia Insulare
   dalle contenzioni fra i nuovi cittadini introdotti da Gelone ed i vecchi che agognavano il possesso esclusivo del potere politico; ma dopo qualche tempo questo dissidio fu composto e terminato da un compromesso e i nuovi cittadini si ritirarono a Messina (Diod., xi, 67, 68, 72, ecc.).
   Le civili discordie connesse alla cacciata di Trasibolo che proruppero più d'una volta in aperte ostilità, mostrano quanto grande fosse l'estensione che Siracusa già
   aveva raggiunta. Leggiamo in Diodoro (xi, 68, 73) qualmente Trasibolo stesso e, dopo di lui, i cittadini malcontenti occupassero l'isola di Ortigia e l'Acradina, ambedue validamente munite e con mura separate, mentre la parte popolare teneva il rimanente della città. È evidente perciò che eranvi già spazii ragguardevoli occupati da edifizi fuori delle mura di questi due quartieri distintamente qualificati quali suburbii. Di questi uno denominato Tyche, che stava a ovest di Acradina, è ora mentovato per la prima volta per nome; ma non vi può essere dubbio che la pianura fra le alture di Acradina e gli stagni era già occupata da edifizi e formava parte della città, quantunque non fosse apparentemente ancora compresa dentro le fortificazioni.
   All'assetto finale della democrazia in Siracusa tenne dietro un periodo di circa sessant'anni di governo libero, durante il quale la città, in un con le altre colonie greche in Sicilia, sviluppò rapidamente i suoi mezzi e giunse probabilmente al colmo della potenza e della ricchezza (Diod., 1. c.). Prima del termine di tal periodo essa incontrò il maggior pericolo che le fosse incolto finora e diede ampia prova della sua grande vitalità uscendo vittoriosa da una lotta con Atene allora all'apice della sua potenza.
   Per la guerra Peloponnesiaca in Grecia anche in Sicilia le città dori e (Siracusa, Acragas, Gela, Selino, Imera e Messana) separaronsi vieppiù profondamente dalle città ionie o calcidiche (Leontini, Catona, Nasso e Reggio). Siracusa, che proseguiva nella sua politica a sottomettersi gli Stati più piccoli dell'isola, assalì Leontini, la quale, già prossima a cadere, inviò il suo celebre retore Gorgia Leontino con un'ambasciata in Atene (427 av. C.) per impetrarne l'aiuto. Atene, gelosa della potenza crescente ogni di più di Siracusa e temendo ch'ella riuscisse da ultimo ad impadronirsi dell'intiera Sicilia, vi spedì per ben due volte una squadra, ma anche la seconda più poderosa (424 av. G.) dovette tornarsene senza alcun frutto per aver Siracusa convocato a Gela un congresso generale di pace fra le città dorie e ionie onde impedire l'intervento straniero.
   Fig. 146. — Siracusa : Monumento al poeta tedesco Augusto Grafen von Platen (da fotografia di G. Sommer).