Siracusa
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( limo e 'l'ettaro nella parto superiore). In quell'occasione egli si sarebbe probabilmente impadronito di Siracusa, se non si fossero intromessi i Corinzii e i Corciresi, i quali addussero la pace a condizioni eque (Fuod., vii, 151). Ma l'espulsione dei (ieoinori porse di bel nuovo il destro a Gelone, il quale, postosi a capo degli esuli, li ricondusse facilmente ni patria mentre il popolo di Siracusa accoglieva prontamente Gelone stesso (piai suo reggitore con autorità dispotica (/tv, 155).
Questa rivoluzione (occorsa nel 485 av. €».) parve dapprima avesse a rendere Siracusa sottoposta a Gela, ma produsse da ultimo un effetto diaineiralnieiile opposto. Gelone pare avvisasse pienamente i vantaggi superiori di Siracusa e cofne prima vi ebbe stabilito il proprio potere, ne fece l'oggetto principale della sua sollecitudine e rivolse tutti i suoi sforzi a munire e ad abbellire la sua nuova capitale. Fra gli altri provvedimenti ei vi trasportò l'intiero Còrpo dei cittadini di Camarilla (che era stata ripopolata da lppocrale) e successivamente più della mela di quelli della stessa Gela, ammettendoli tutti ai pieni diritti dei cittadini siracusani. In seguilo, avendo rivolto successivamente le sue armi contra Megara ed Eubea siciliane, trasfen anche in Siracusa ì cittadini nobili e doviziosi di ambedue queste città.
Siracusa s'innalzò ora rapidamente ad un grado di potenza e prosperità assai maggiore che in addietro e divenne indubbiamente, per le cure palei ne di Gelone, la prima delle città greche in Sicilia. Fu probabilmente in quel periodo che essa si dilatò primamente oltre i limili dell'isola ed occupò il pianoro o le allure di Aerodina alte a ricevere ima popolazione assai più numerosa e ch'erano già popolate fillamente prima del tempo di Tucidide (Tue., vi, 3). Codesta porzione di Siracusa prese il nome di città esterna, mentre a quella dell'isola d'Orligia rimase t]nello di città interna, quantunque chiamata sempre frequentemente VIsolo. Strettamente parlando però essa aveva cessato di meritare questo nome, essendo ora congiunta alla Sicilia da una diga od alzata di terra artificiale (Tue., 1. c.).
Dal tempo di Gelone la storia di Siracusa diviene frammista inseparabilmente a quella della Sicilia in generale per essere la sua situazione nell'isola cosi importante che, come osserva giustamente Strabene, tutte le vicissitudini della città erano condivise dall'isola intiera (Stfab., vi, p. 2701. Sarebbe quindi inutile ricapitolare gli eventi di cui già abbiamo dato un breve sommario nell'introduzione all'Italia Insulare e alla Sicilia, e che sono narrati distesamente dagli storici generali della Grecia.
Non vi può essere dubbio che Siracusa continuò a fiorire in sommo grado durante il regno di Gelone (485-478 av. C.) del pari che sotlo quello del suo successore Gerone (178-407 av. G.), il quale, nonostante il carattere più dispotico del suo governo, fu per molti rispetti un sovrano liberale ed illuminato. La sua protezione alle lettere e alle arti segnatamente resero Siracusa uno dei ritrovi principali dei letterati, e la sua Corte diede asilo ed ospitalità onorifica ad Eschilo, a Pindaro ed a Bacchihde.
Nè Siracusa stessa a^\eva manco d'uomini preclari. Epicarmo, il commediografo rappresentante principale della commedia dorico-sicula, quantunque non natio della città, vi passò gli ultimi anni della sua vita e vi morì nel 450 av. C., e Sofrone, il celebre scrittore di mimi (commedia domestica) era nativo di Siracusa ove fece rappresentare tutte le sue opere principali II favore accordato alle arti è attestato bastantemente dalle medaglie (fig. 140) tuttora esistenti di Siracusa del pari che dalle relazioni tramandateci degli altri monumenti, e v'ha ogni probabilità che il fiorire dell'arte incominciasse dal regno di Gerone.
Il regno tranquillo di questo monarca fu susseguito da un breve periodo di rivoluzione e di scompiglio: dopo una breve ma violenta e tirannica signoria suo fratello Trasibolo fu espulso dai Siracusani che nel 406 av. G. stabilirono un governo popolare. Il quale fu per qualche tempo sconvolto da nuovi tumulti provenienti