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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Siracusa
   535
   Fu questa la sedo originale della colonia e tale si rimase durante il lungo e florido periodo di Siracusa, di cui era la cittadella o l'acropoli, quantunque a dissomiglianza della maggior parto delle cittadelle, fosse più in basso del rimanente della città, derivando la sua forza come fortezza dalla sua giacitura insulare.
   L'isola è lunga circa 1GQ0 in. e larga meno della metà e di poca elevazione, quantunque composta intieramente di roccia e rialzantesi percettibilmente nel contro. Non vi ha dubbio alcuno che essa era originariamente un'isola separala naturalmente dal continente siciliano quantunque unita ad esso al tempo di Tucidide (vi, 3): probabilmente però ciò era effettualo meramente per mezzo di un molo o di una diga artificiale per agevolare la comunicazione con la città esterna, come chiamavasi quella sul conlincnte In un periodo posteriore fu separala di bel nuovo dal continente, probabilmente da Dionisio il Vecchio quando costruì ì suoi gran dochs nei due porti. Fu però indubbiamente connessa sempre col continente da un ponte o serie di ponti come al presente.
   La cittadella o il castello, edificato da Dionisio, stava entro l'isola ma immediatamente di fronte al continente e vicinissimo alle navalia o docks del porto piccolo. La sua fronte (fig. 1»1S) in faccia al continente, la quale pare fosse mnnitissima, era nota sotto il nome di l'entapila (Plut., Divu., 29) ; e paro fosse rivolta direttamente all'Agora, o al Foro che sappiamo situato sul continente. Egli è perciò evidente che la cittadella doveva occupare a un dipresso la medesima posizione della moderna cittadella testò demolita. Era questa stata innalzata sotto Carlo V, quando fu fagliato 1 istmo che univa l'isola al continente, in un con un acquidotto romano por portar acqua a codesta parie della città, acquidotto costruito, come attesta un'iscrizione, dall'imperatore Claudio (Foiuxl., Sic,, iv, 1, p. 10',)).
   Ortigia considoravasi ab antico come sacra ad Artemide, o Diana (Diod., v, 3), di che Pindaro la celebrò nelle Ncmcsie qual letto di Diana e sorella di Dclo. Come apprendiamo da Cicerone uno degli edilizi principali nell'isola ira un tempio di Diana (di cui rimangono murate in casa Santoro due colonne doriche con 10 scanalature ed altre colonne furono scoperte nel 1SG3), per cui fu possibile determinare la posizione del tempio e rilevare eziandio che esso era antichissimo, csastilo-periplcro, che lo due colonne in casa Santoro erano monoliti e che un lungo tratto del muro della cella esisteva tuttora in mezzo alle fabbriche di una caserma detta il Quartiere Vecchio.
   Assai più ragguardevoli sono gli avanzi di un altro tempio, ricordato dallo stesso Cicerone, il tempio di Minerva. Era uno dei più magnifici della Sicilia che tanti ne contava. Le sue porte composte d'oro e di avorio e cospicue pel loro squisito magistero, andavano celebrate per tutto il mondo greco e sul colmo del tetto era uno scudo enorme di bronzo intarsiato d'oro che per la sua lucentezza e il suo splendore quando lo ferivano i raggi solari era visibile a grande lontananza. Nell'interno amuiiravasi effigiala sulle pareli la guerra di Agatocle contro i Cartaginesi ed eranvi anche dipinti i ritratti di 27 re o tiranni della Sicilia. Al dire d'Ateneo, in cima al frontone sorgeva una statua d'oro di Minerva, visibile anch'essa pel suo splendore a grande distanza. Tutti codesti capolavori dell'arte antica risparmiati dalla generosità di Marcello, furono involati dall'insaziabile Verre (Cic., Verr., iv, 55, 5G). Codesto tempio fu convertito da Zosimo nella cattedrale di Santa Maria delle Colonne già da noi descritta nella Siracusa moderna.
   Non esistono altri avanzi di tempi antichi nell'isola di Ortigia, ma vi si vede sempre la celebre fontana di Aretusa (di cui somigliantemente già abbiamo parlato), quale è descritta da Cicerone, presso l'estremità meridionale dell'isola. Quantunque sempre abbondante, non è più quella dell'antichità ed è probabile che i frequenti tremuoti ne abbiano sconvolte e diminuite le fonti.