r)IO Parte Quinta — Italia Insulare
il 5 dicembre 1835 (fig. 140). E quel Platen che il moderno Aristofane, Enrico Heine, perseguitò inesorabilmente con gli immortali ma velenosi suoi scritti.
Seguitando la strada lungo l'elegante stabilimento di Santa Maria si arriva al convento di Santa Lucia a poca distanza dalla ferrata. La chiesa ha un bel campanile e l'ingresso occidentale è un bell'arco del secolo XII con capitelli e leoni normanni. All'altare maggiore è un gran quadro attribuito al Caravaggio, rappresentante il seppellimento di Santa Lucia che è subentrata alla pagana Artemide, o Diana, nel protettorato di Siracusa. Scendesi per una scala in una cappella tagliata nella roccia e contenente il sarcofago della santa, ma vuoto ohimè! giacché le sue ossa furono trasportate a Costantinopoli da Giorgio Maniace e sono ora divise fra Venezia ed una cappella laterale della Cattedrale di Siracusa, donde trasferisconsi ogni anno in processione solenne in codesta sua cappella nell'Acra-dina. Nella quale giace in sereno riposo fra lampade accese perpetuamente, come il fuoco delle Vestali, una patetica figura marmorea della santa.
Lucia nimica di ciascun crudele,
come canta Dante, la gentil protettrice dei poveri e dei tribolati dal mal d'occhi, nacque sotto Diocleziano da un'Eutichia vedova siracusana e subì il martirio sotlo il governatore romano Pascasio. Narra la leggenda che importunata da un giovine amante invaghito de' suoi begli occhi, ella se gli cavasse e glieli inviasse in dono in un piatto dicendo: Ecco quello che hai tanto desiderato; ora lasciami in pace „. La vista le fu poi ridonata per miracolo. C-redat Judaeus Apella! sclamerà qui qualche scettico. Conforme a questa leggenda S. Lucia è sempre rappresentata con in mano un piatto con due occhi ed è invocata dai ciechi e dai travagliati dal mal d'occhi come abbiamo detto.
Ed eccoci giunti alla Latomia dei Cappuccini (fig. 145), così detta dal convento fortificato dei Cappuccini co' suoi frati mummificati pittorescamente situato sopra una rocciosa eminenza e con una bella prospettiva verso Ortigia, segnatamente al tramonto. Questa Latomia fu tolta a fitto da Salvatore Politi che vi ha un casino a padiglione per rinfreschi, ed è una enorme cavità nel calcare, profonda circa 30 metri e con una estensione di parecchi acii. Ognintorno pareti verticali e levigate in molti punti, che apronsi spesso in fondo in caverne maraTigliose o piuttosto sale nella roccia. Qua e là grandi massi staccati dai reiterati tremuoti, o i occie enormi lasciatevi a guisa d'isolette fra una lussureggiante vegetazione d'aranci, melagrani, cipressi, indescrivibilmente bella e che ha dato a quel luogo paradisiaco il suo moderno nome La Selva.
In questa Latomia dei Cappuccini, la più grandiosa, la più bella e pittoresca di tutte furono rinchiusi e perirono fra strazìi inenarrabili, nel 415 av. G. 7U00 prigionieri ateniesi come vedremo nei Cenni storici.
Anienissimo è il passeggio campestre superiormente alle suddescrilte latomie Paradiso, Santa Venera, Gasale, Cappuccini, ecc.; e non meno bello quello lungo la marina verso la città alla piazza degli esercizi militari, con, in un giardino a destra di là della ferrata, una costruzione romana, la cosidetta casa di Agatocìe dei sessanta letti secondo Diodoro (vi). Tornando alla stazione trovasi, a sud-est, il Giardino Bufardece, avanzo di una palestra romana.
2. Dalla Stazione al Forte Eurialo. — Movendo a ovest lungo la strada provinciale che va a Floridia si passa la ferrata che va a Noto e si prosegue lungo il nuovo Camposanto, ove il prelodato archeologo, Francesco Saverio Cavallari, scoprì, non ha molto, un gran muro appartenente probabilmente alla cinta del tempio di Cerere. La strada sale su pel monte facendo un lungo serpeggiamento dinnanzi a bianche casine in mezzo alle roccie deserte.