Siracusa
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larga in proporzione, ricordala da Diodoro (xiv, 83) fra le opere stupende eseguile per ordine di Cerone II. Serviva nelle feste della libertà dette Elettterie al sacrifizio annuale di 450 bovi a Giove Liberatore per la liberazione dello Stato dalla tirannide di Trasibolo (467 av. C.j. Essa era dunque già innalzata a quel tempo remolo e Gerone altro non fece che rinnovarla verso il 240 av. C. come il Teatro Greco. È lunga 198 ni. e 20 min. mancando 111. 8 e 219 nini, a compire la misura; è larga 23 m. e 48 min. e la sua base, ornata di svariate modanature, poggia su Ire gradini, iiuU'allro rimanendo dell'elevazione fuorché varii pezzi di cornice dorica con teste di leoni, macerie di triglifi appartenenti al fregio, la parie superiore di una porla murata, il capitello di un pilastro ed un'aquila monca della testa e dei piedi
Seguitando più olire la strada lungo la cinta dell'Ara si arriva ad una cappellata su cui sta scritto Guardia delle antichità, sotto la quale cuna Piscina romana od un serbatoio d'acqua tripartito.
Dirimpetto, YAnfiteatro (fig. 141), la più importante costruzione romana nella città antica eseguita probabilmente sotto Augusto. Non ne rimane che parte dei sedili, i quali erano fagliati da un lato nella roccia, e porzione della precauzione, dei romitorii e, a livello dell'arena, un corridoio d'uscita ben conservalo. Questo anfiteatro — che ha una cisterna in mezzo all'arena in cui giacciono ancora avanzi dell'antico parapetto marmoreo — non era molto vasto, poiché il suo grand'asse misurava 70 in. e 40 il piccolo; ma è noto che gli spettacoli anfiteatrah furono introdotti sotto i Romani, e Siracusa era allora in decadenza. Questa rovina solitaria vestita d'erba e di fiori silvestri e clic ha per isfondo il mare o la montagna, produce una poetica ma mesta e desolante impressione sullo spettatore.
Non lungi dal crocicchio della strada che va a Catania, una stradicciuola conduce a S. Giovanni alle Catacombe (fig. 142), chiesa che risale al 1182, ma pochissime traccie conserva dell'antica costruzione primitiva pei continui restauri. Nel sotterraneo della chiesa è da vedere la cripta di S. Marciano, piccola cappella bizantino-siciliana in origine, dell'SOO circa, ma più volte rinnovala e comunicante anticamente con le vicine catacombe. La cripta ha la forma di croce greca con un abside da ciascun lato tranne dov'è la scala. Nel braccio destro è un rozzo altare 111 pielra, mensola, giusta la tradizione di San Paolo durante la sua dimora di tre giorni in Siracusa; nella nicchia, a destra, fresco bizantino della SS. Trinità; a sinistra dell'altare tomba di San Marziano che, al dire della leggenda, subì il martirio legato ad una colonna granitica dell'edilìzio.
A destra di San Giovanni è l'ingresso alle Catacombe (fig. 113), i cui corridoi non sono ancora intieramente sgombrati. Sono le più vaste e imponenti del mondo e risalgono certamente al tempo della maggior grandezza siracusana. Formano veramente una gran città sotterranea, con lunghe vie, vicoli, piazze, in cui ci si smarrirebbe facilmente senza una guida, malgrado le indicazioni che si leggono agli angoli dei corridoi Nò queste catacombe sono state interamente esplorate! Vi si vedono scavati ogni sorta di sepolcri, in parte a vòlte, sepolcreti per fanciulli, sepolcri isolati, stanze con varie divisioni, altre con 50 avelli di fila. Regna in questi corridoi una semi-oscurità, un silenzio profondo che destano nell'animo una fortissima impressione.
Sonvi inoltre varie altre catacombe e sepolcreti, come quelli della vigna Cassio e a nord-ovest la Latomia Casule occupata da un bel giardino del marchese Casale e a est di essa le pretese tombe di Timoleone e di Archimede (fig. 144) con facciate doriche.
Da San Giovanni tornando alla strada si va oltre a est alla celebre villa Lan-doliua con la piccola Latomia dei Campi Elisi, giardini deliziosi e boschetti rallegrati dal canto degli usignuoli. Vi si ammira il monumento veramente poetico del poeta tedesco conte Augusto von Platen-Halleniund (che vi ha un busto) morto in Siracusa