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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   r)IO
   Parte Quinta — Italia Insulare
   spazioso circondalo dal paesaggio più delizioso. Intorno intorno selve di papiro, sopra di esse le vicine colline coperte di uliveti e più oltre i monti azzurri e ben delineati di Megara. Lo sguardo penetra sino al fondo dell'acqua trasparente ove agitasi, quasi bollendo, la rena e scorgonsi distintamente mille piccole fessure dalle quali l'acqua zampilla levando leggere bollicine e formando quasi subito un fiu-micello clie scorre con una corrente profonda e tranquilla per quasi due chilometri e mezzo, finché si gitta nell'Anapo immediatamente sotto le rovine dell'Olimpico.
   Le sponde dell'Anapo e del Giani sono, come abbiamo detto, l'unico luogo in Europa in cui nasce spontanea dall'acqua, sino all'altezza di 6 metri, la pianta rara del papiro (Cyperus wapirus, Limi.) (fig. 134) (1) con cui gli antichi fabbricavano la carta da scrivere ; e non è improbabile che i re siracusani l'introducessero dall'Egitto nei giorni delle loro intime relazioni coi Tolomei (2).
   Un'altra particolarità del circondario e della città di Siracusa è la fonte di Aretusa che descriveremo trattando della città.
   Gli scienziati non si accordarono sinora sull'origine di cotesta fonte. Che sia una fonte sgorgante dallo scoglio d'Ortigia non vi ebbe dubbio nei tempi degli antichi Greci e Romani. La favola accoppiò ad essa il mito gentile di Aretusa, ninfa di Diana, la quale, perseguitata dal dio del fiume Alfeo nell'Elide, si gittò, per sottrarsi alle sue istanze amorose, nel mare in Grecia, e ricomparve alla superficie in forma di una fonte in Ortigia; ma Alfeo continuò a perseguitarla correndole dietro sotto il mare e si riconciliò con essa nella sua nuova dimora, mescolando le sue con le acque di lei. Una fonte d'acqua dolce, clic zampilla presso l'odierna Aretusa in mezzo al mare e che i Siciliani chiamano l'Osmio mila Zillim, sarebbe come si narra. l'Alfeo: ,, r. T I .
   Alpkeum fama huc Jiitais omnem Occultas egisse vias sabter mare: qui nane Ore, Arethusa, tuo siculis coufuuditur undis.
   A quest'isola è fama Clie per vie sotto il mare il greco Alfeo Vien, da Doride intatto a mescolarsi Con l'onde di Sicilia.
   Vmr.., /7-'/t., in, trad. del Caro.
   Alcuni spiegano il mito col dire che il culto di Artemide o di Diana Alfea fu trasferito da Olimpia in Siracusa.
   (1) La pianta del papiro ha una radice grossissima, dura, strisciante, molto lunga; il culmo nudo, triangolare alla sommità ; grossa almeno quanto il braccio alto persiti G metri, ristriuto superiormente e terminato da un'ombrella composita, amplissima, d'aspetto elegante, circondata da un involucro con otto larghe fogliolirie spadiformi. La parte inferiore della pianta è immersa intieramente nell'acqua. I fiori, situati all'estremità delle ombrelle parziali, sono disposti in cima de' cinque raggi in una spiga doppia formata di molte spighette sessili, alterne, gracili, subulate, guernite di squame concave, strette, quasi ottuse, alquanto lionato sulla carena, bianche e membranose ai margini.
   L'uso più comune del papiro consisteva anticamente nel fabbricar carta con le lamine della sua scorza, e molto fu scritto sul modo di fabbricazione. Nel Museo Egizio di Torino trovasi il più compiuto papiro cronologico dei Faraoni. — Un illustre siracusano, il Lakdolina, che ha in Siracusa lina villa deliziosa, giovandosi delle memorie lasciate da Plinio, si provò a trarne la carta su cui scriveva!! gli antichi e vi riuscì pienamente formandone fogli di varia grandezza.
   (2) Leake, Notes on Sgracuse, p. 252; D'Ouvilli:, Sicula, p. 190.