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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   r)IO
   Parte Quinta — Italia Insulare
   ricove il fiumicello Giani e scaricasi poi nel Porto Grande. Le sue sponde, per lungo tratto dalla foce, sono fiancheggiate da pantani che le resero sempre insalubri; e le febbri e pestilenze che ne nacquero furono le cause principali dei disaslri degli Ateniesi e più ancora dei Cartaginesi durante i vari assedi di Siracusa, come vedremo nei Cenni storici.
   Ma superiormente a codesti pantani la valle iri cui scorre è bella in sommo grado e le acque dell'Anapo stesso sono estremamente limpide e chiare e di grande profondità. Come molti fiumi in una regione calcare esso nasce subito in un ampio volume d'acqua il quale è però quasi raddoppiato dall'influire del Giani.
   Quaque suis Ci/ancm miscet Anapus aquis.
   OviD., Ex Pont., ri, in, m
   La deità tutelare del fiume era adorata dai Siracusani soLto la figura di un giovane considerato qua! marito della ninfa Ciane. 11 fiume è ora nolo comunemente sotto il nome d'Alfeo, evidentemente per un concetto erroneo della favola di Alfeo e di Aretusa; ma chiamasi anche ed è segnato su tutte le carie col nome    Poco lungi dallo sbocco s'inarca sul fiume, poggiando su pile poderose, il l'onte Grande, con stupenda veduta sul mare, sulla città, sulle montagne e sulle coste sino all'Etna.
   11 fiume Ciani, l'aftluente dell'Anapo, chiamasi ora la Pisma, e M(smolla un'altra sorgente più piccola e il Cefalina una terza fra il Giani e l'Anapo. Il numero di codeste fonti d'acqua chiara, provenienti, non ha dubbio, da sorgenti lordane nelle colline calcaree, è caratteristico del circondario e delle adiacenze di Siracusa, ed è notato da Plinio (m, 8, s. 14), che registra i nomi di quattro altre fonti, oltre quelle del Giani e della più celebre Aretusa, vale a dire, Temeìiitis, Arcìtidemia, Magata e Milichìa, che non si possono ora identificare.
   Come è noto, il Ciani derivò il nome dalla ninfa Ciane nel mito grazioso e commovente favoleggiato dagli antichi poeti. Quando Plutone rapì Proserpina fu qui trattenuto un momento dai fieri lamenti di Ciane sua ninfa; ma poi, piantando con forza il tridente nella terra si aprì un varco e scese con la rapita nel suo regno infernale. Rimasta sola, la povera ninfa struggevasi dal dolore e dal desiderio della padrona scomparsa e lagrimando continuamente si sciolse in una fonte sempre viva.
   Giace fra il Ciani e l'Aretusa un golfo Che imbocca uii mar da strette corna mchiuso, Ciane qui fu ch'anche die nome al lago, Ciane assai conta in le trinacrie ninfe, Che il petto tutto a mozzo gorgo estolle E avvisa il Dio : nò oltre si va, nò lice Suocera aver Cerer restìa. Non ratto ; Chiesta urr.il vi volea. Se il poco al molto Dèi pareggiar, me pur prescelse Anapi. Nò atterrita sposai ; sposai pregata. Disse e tebe le braccia in parti opposte,
   Sta contro : il Nume oltre non tien sua rabbia. Spinge i truci corsici', col gran lacerto Giù il tridente vibrò, del gorgo in fondo L'ascose. Il suol si apri ; fé' strada all'Orco, E in sua vorago il prono cocchio accolse. La Dea rapita e al fonte suo lo scherno Ciane fan mesta; inconsolahil piaga Nutre tacita in cuor ; si strugge in pianto, E in quelle a gradi acque s'attenua ond'era Testò gran Diva.
   Ovin., ìlei., v, trini. SoLaiu.
   L'estrema bellezza e chiarezza delle acque azzurrine del Giani diedero origine al culto della ninfa tutelare; un altare ed un tempio sorgevano ivi nei tempi ellenici e ogni anno i Siracusani vi celebravano una gran festa istituita, dicesi, da Ercole (Dion., iv, 23; v, 4, ecc.). L'acqua sorge in un bel bacino o pelaghetto circolare e