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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Castroreale /,.7il
   tempo, sotto il governo di Andromaco, la cui mite ed equabile amministrazione presentava, dicesi, un vivo contrasto con quella dei despoti e tiranni delle altre città siciliane. Egli accolse Timoleone a braccia aperte e gli apprestò sicuro asilo linchc potè colorire i suoi disegni in altre parti della Sicilia. Certo è che Andromaco non fu spogliato del potere supremo quando tutti gli altri tiranni furono espulsi da Timoleone il quale gliene lasciò il godimento sino alla morte.
   Assai poco sappiamo dopo di ciò di Tauromenio per qualche tempo. E probabile passasse sotto l'autorità di Agatocle, il quale mandò in esilio lo storico Timeo; e qualche tempo dopo fu sottomessa ad 1111 despota domestico, di nome lindaiione, il quale fu contemporaneo di Iceta di Siracusa e di Pinzi! di Agrigento (I)iod., xxu, pag. 495). Tindarione fu uno di coloro che concorsero nell'invito a Pirro in Sicilia (5278 av.C.) e quando questo monarca sbarcò, col suo esercito, a Taurome nio, si unì a lui con tutte le sue forze e lo appoggiò nella sua marcia contro Siracusa. Pochi anni dopo 1101 troviamo Tauromenio in potere di Cerone di Siracusa, il quale se ne servì di propugnacolo nella guerra contro 1 Mamertini, Fu anche una delle città, lasciate sotto il suo dominio dal trattato conchiuso con lui dai Romani nel 2(13 av. C. Questo è senza dubbio il perchè non è di bel nuovo mentovata durante la prima Guerra Punica.
   Non v'ha dubbio che Tauromenio continuò a formar parte del regno di Siracusa sino alla morte di Cerone, e che non passò sotto il governo di Roma se non allorquando l'intiera Sicilia divenne una provincia romana; ma noi poco sappiamo della parte che prese nella seconda Guerra Punica, quantunque ei parrebbe, da un cenno in Appiano (Sic., 5), ch'essa si sottomettesse a condizioni vantaggiose a Marcello; ed è probabile conseguisse, in quell'occasione, la situazione particolarmente favorevole onde godè sotto il dominio romano. Imperocché noi apprendiamo da Cicerone che Tauromenio era una delle tre città in Sicilia che godevano i privilegi di una civitas forderata, 0 città alleata, conservando così un'indipendenza nominale, e non era neinmen Soggetta, come Messina, all'obbligo di somministrar navi da guena quando eran richieste (Cic., Verr., 11, 6G; 111, G, ecc.).
   Ma la città soffrì dure calamità durante la Guerra Ser\ ile in Sicilia, nel 134-32 av. C., per esser caduta nelle mani degli schiavi insorti, i quali, a cagione della sua forte posizione, la convertirono in uno dei loro baluardi principali, e riuscirono a sfidare per lungo tempo le armi del console Rupilio. Eglino resistettero finché furon ridotti allo più orribili estremità dalla fame, ed uno dei loro capi, di nome Sarapione, la diede per tradimento nelle mani del console, il quale fece mettere a fìl di spada tutti i sopravvissuti (Oros., v, ',)).
   Tauromenio rappresento di bel nuovo una parte cospicua durante la guerra di Sesto Pompeo in Sicilia, e, per la sua forza come baluardo, fu uno dei punti principali della posizione cli'ei prese nel 36 av. C. per difendersi da Ottaviano. Esso divenne anche la scena di un combattimento navale, fra una parte della squadra di Ottaviano, comandata dal triumviro in persona, e quella di Pompeo, combattimento che ebbe fine con la sconfitta e quasi la distruzione totale della prima (Aitian., B. C., v, 103, 105, 106-111, 116).
   Nell'assetto della Sicilia, dopo la sconfìtta di Pompeo, Tauromenio fu uno dei luoghi scelti da Augusto per ricevere una colonia romana, probabilmente come misura di precauzione, a cagione della fortezza della sua posizione, dacché leggiamo in Diodoro (xvi, 7) che egli espulse gli abitanti per far luogo ai nuovi coloni. Stra-bone parla di essa come di una delle città della costa est di Sicilia che esisteva sempre a' tempi suoi, quantunque inferiore a Messina e a Catania (Strab., vi, pagine 267, 268). Ambedue, Plinio e Tolomeo, le assegnarono il grado di una colonia, e par fosse una delle poche città siciliane che continuarono ad essere di qualche