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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   4.6(3 Parte Quinta — Italia Insulare
   Quattro minuti più oltre, a sinistra, stanno due parapetti, ambidùe con magnifiche vedute: dal destro, del convento degli Osservanti, della collina romantica, dell'Etna e di San Pietro al basso; dal sinistro, del mare interminabile e della Calabria.
   Al primo voltar della strada, là dove sotto sta San Pietro, chiesa in gotico siciliano, con vicino, a sud, molte tombe romane, si piglia a destra la stradicciuola che sale alquanto e si giunge ad una delle j>,§ belle passeggiate della Sicilia ; davanti l'Etna, dietro le feracissime colline con lo sfondo delle montagne e giù, a sinistra, l'ampia* distesa del mare.
   A destra, sin dai primi passi, una diruta tomba romana, con croce cristiana in cima a una colonna, e dirimpetto Taormina e l'alta collina lussureggiante di vegetazione. Quindi nicchie isolate e sempre il prospetto indescrivibile del mare, dell'Etna, di Taormina e tosto anche di Mola e del castello soprastante. Impossibile immaginare una scena più grandiosa e più bella!
   I/a baia di Taormina è chiusa a sud-est dal promontorio Sant'Andrea (anticamente Tauro) e dal promontorio di S. Alessio (Argenno) parallelamente al capo Sparavento dell'opposta costiera calabrese. 11 porto, già sì ini portante, è ora scaduto; Ospedale. Vino pregiato, olio, lino, canape, seta, frutta, erbaggi, pesca copiosissima.
   Cenni storici. — Txupojjivwv, Tauromenium, città greca, a circa metà strada fra Messina e Catania a soli 5 chilometri dall'antichissima Nasso; non cominciò ad esistere come città che dopo la distruzione di Kasso per Dionisio siracusano nel 403 av. C., ina le circostanze della sua fondazione sono alquanto confuse ed incerte. Pare però, da quel che leggesi in Diodoro, che, dopo la distruzione di Kasso, gli abitanti sopravvissuti di cotesla città fossero esiliati e il suo territorio assegnato da Dionisio ai vicini Siculi. I quali non rioccuparon però il luogo dell'antica città, ma slabilironsi sopra un colle a nord di esso, detto il colle di Tauro.
   Qui non costruirmi dapprima (nel 396 av. G.) che un campo temporaneo, ma lo cinsero in seguito di mura e lo convertirono in una fortezza regolare o città, a cui diedero il nome di Tauromenium (Diod., xiv, 58, 59). 11 luogo era sempre in possesso dei Siculi nel 394 av. C. e lo tennero contro gli sforzi di Dionisio, il quale assediò indarno la citlà per una gran parte dell'inverno e, quantunque vi penetrasse in una occasione per notturna sorpresa, ne fu cacciato fuori con gravi perdite ( hi., 87, 88). Ma nella pace conchiusa nel 392 av. G., fu espressamente stabilito che Tauromenium sarebbe soggetta a Dionisio, il quale espulse la maggior parte dei Siculi, surrogandoli coi suoi mercenari! (ld., 96).
   Da quel tempo nulla più udiamo di Tauromenium sino al 358 av. G., nel quale anno Androniaco, padre dello storico Timeo, dicesi raccogliesse gli avanzi degli esuli di Nasso, sparsi in varie parti della Sicilia, e li stabilisse tutti a Tauromenium (ld., xvi, 7). Ciò è riferito da Diodoro come fosse una nuova fondazione ed anco come se il nome fosse applicato allora primamente alla città, il che è in contraddizione diretta con le sue prime asserzioni. Che fosse divenuto degli abitanti primitivi noi non sappiamo, ma v'ha poco da dubitare che la relazione di codesto ristabilimento non sia sostanzialmente corretta e che Tauromenio divenisse ora per la prima volta una città greca, il che fu considerato come un pigliare il posto di Nasso, quantunque non occupasse lo stesso luogo (Wesseijng, ad Diod., xiv, 59). Quindi l'espressione di Plinio (in, 8, s. 14) che Tauromenio chiamavasi in prima Nasso. è quasi, sebbene non strettamente, corretta.
   Il nuovo stabilimento pare prosperasse rapidamente ed era già apparentemente una città ragguardevole al tempo della spedizione di Timolcone nel 345 av. C. Eu il primo punto ove sbarcò in Sicilia questo celebre eroe, dopo di aver elusa la vigilanza dei Cartaginesi che custodivano lo Stretto di Messina e traversavano direttamente da Ithegiuni a Tauromenium (Plut., TimoL.'LQ), La città era sempre, a quel