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Parte Quinta — Italia Insulare
Mazzarrà Sant'Andrea (16G7 ali.). — Villaggio a circa 8 chilometri da Novara di Sicilia e a circa G dal Tirreno, in territorio produttivo di granaglie, olio, vino, aranci, limoni, con piantonai, dei quali prodotti ai fa esportazione.
Cenni storici. — Fu fondato verso il 1713, quantunque già sin dal 1507 l'imperatore Carlo V avesse dato facoltà ai signori di congregar gente che finalmente vi si accolse formando il villaggio dopo la metà del secolo scorso. Fu feudo degli Spadafora di Mileto e n'ebbe titolo principesco la famiglia Migliaccio di Malvagna.
Coli, elett. Tatti — Dioc. Messina — P T. a Furnari.
Tripi (3011 ab.). — Giace a G15 m., tripartito sopra un colle, a 5 chilometri da Novara, dacché in vetta, nel mezzo e alle falde stanno Tripi Superiore, Medio ed Inferiore poco discosti fra loro e formanti perciò un sol paese in aria salubre. Vino, olio, gelsi, boschi, pascoli, bestiame, setificii, esportazione dei prodotti principali.
Cenni storici. — Vuoisi che Tripi occupi il luogo dell'antico Abaceno (Wpcmvov, Abacaenuni), città dei Siculi fra Tindari e Milae, o Milazzo, la quale non pare ricevesse mai una colonia greca, quantunque partecipasse largamente all'influenza dell'arte e della civiltà greca. Il suo territorio comprendeva in origine quello di Tindari, il quale ne fu separato da Dionisio il Vecchio quando fondò questa città nel 39G av. G. (Diod., xiv, 78). Dal modo onde è ricordato nelle guerre di Dionisio, Agatocle e Cerone è evidente che Abaceno era una città forte e importante; ma dal tempo di Cerone scomparisce nell'istoria e non se ne trova menzione nelle Verrine di Cicerone. Il suo nome rinviensi però in Tolomeo (ni, 4, § 12), colalchò pare continuasse ad esistere sino a' tempi suoi. La sua decadenza provenne probabilmente dalla crescente prosperità della vicina città di Tindari, che abbiam descritto a lungo neli1 introduzione alla provincia di Messina. Non v'ha dubbio che le rovine, visibili al tempo del Fa zollo, alle radici del colle su cui sorge ora Tripi son quelle di Abaceno. 11 Fazelio parla di frammenti di muratura, di colonne prostrate e di vestigia di mura indicanti l'area di una grande città ma distrutta dalle fondamenta (Fazell., De reb. Si cui., x. 7; Cluver., Sicil. Ani., pag. 38G). Vi son medaglie di Abaceno in argento ed in rame. Il cinghiale e la ghianda, che scorgonsi in esse, si riferiscono evidentemente alle grandi foreste di quercie che coprono le montagne adiacenti, alimentando un gran numero di inaiali. Ninna notizia abbiam però di Tripi prima di Pietro d'Aragona che ne diede la signoria al grande ammiraglio Ruggero di Lauria.
Coli, elett. Patti — Dioc. Messina — P2 ivi, T. a Furnari.
Mandamento di S. TERESA DI RIVA (comprende 8 Comuni, popol. 14,558 ab.). — Territorio feriilissimo e coltivato con diligenza. I prodotti principali consistono in grano, vino, olio e fruita, a cui tengono dietro i prodotti animali ricavati dal bestiame allevato negli ampii pascoli
Santa Teresa di Riva (3665 ab.). — A 33 chilometri da Messina, in luogo da cui si scorge il Capo Sant'Alessio (PArgenum antico), enorme rupe che piomba perpendicolarmente nel mare e reca m allo un vecchio castello abbandonato assai pittoresco. Tutta la costa fu trasformata dalla lenta ma incessante azione del mare che vi ha scavato caverne e distrutto molti scoscendimenti La strada ferrata passa sotto un tunnel — il più lungo della linea — oltre il quale scorgesi in alto Taormina.
11 borgo di Santa Teresa giace in bella e salubre situazione, con parrocchiale e varie case di bell'aspetto. Grano, vino, olio, frutta, pingui pascoli e bestiame.
Coli, elett. Franeavilla di Sicilia — Dioc. Messina — P2 T, e Str. ferr.
Antillo (1182 ab.). — In collina, a 4 chilometri dal mare Jonio e a 15 da S. Teresa di Riva, in territorio assai fertile e che produce vini rinomati per la loro squisitezza.
Coli, elett. Franeavilla di Sicilia — Dioc. Messina — P2 T. a S. Teresa di Riva.