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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Circondario di Castroreale
   m
   giunse in Sicilia la prima spedizione ateniese sotto Ladies e Caroeade, ì tassiani strìnsero immediatamente alleanza con essa. L'inimicizia verso i loro vicini di Messana è probabile li inducesse, come i Reggiani dall'altra sponda dolio Stretto, ad unirsi agli Ateniesi, e durante le ostilità che ne seguirono, avendo i Messaninni assalito nel 425 a v. C. improvvisamente per mare e per terra la città di Nasso, gli abitanti respinsero gagliardamente gli assalitori infliggendo loro gravi perdite (Tucjd., iv, 25).
   In occasione della grande spedizione ateniese in Sicilia (115 av. G.) i Nassiani strinsero subito alleanza con essa, mentre le città consorelle di Reggio e Catania si tennero in disparte; e, non solamente 1 Nassiani somministrarono provvigioni agli Ateniesi, ma li accolsero liberamente nella loro citlà. A Nasso approdò primamente la squadra ateniese dopo passato lo Stretto ; e in un periodo posteriore Nasso e Catania sono enumerate da Tucidide (vii, 57) come le sole città greche in Sicilia parteggianti per gli Ateniesi.
   Dopo il mal esito della spedizione le città Calcidiche furono naturalmente implicate, per qualche tempo, in ostilità con Siracusa vittoriosa; ma esse rimasero sospese nel 409 av. C. nel pericolo che parca minacciare da parte dei Cartaginesi tutte indistintamente le città greche in Sicilia (Diod., xih, 56). La sua situazione preservò Nasso dalla sorte che colpì Agrigento, Gela e Camarilla; ma essa non godè a lungo di questa immunità. Nel 403 av. G., Dionisio di Siracusa, credendosi al sicuro da Cartagine e dalle domestiche sedizioni, si risolvette a volger le sue armi contro le citlà calcidiche della Sicilia, ed, impadronitosi di Nasso pel tradimento del generale Prode, vendè tutti gli abitagli per ischiavi e distrusse cosi le mura come gli edilìzi! della città, assegnandone il territorio ai vicini Siculi (Diud., xiv, 14, 15, 66, 68).
   Certo è che Nasso non si riebbe più da questo colpo fatale, ma non è facile rintracciarne con precisione gli eventi successivi. Pare però che i Siculi, ricevuto che ebbero in dono il territorio, formassero poco appresso un nuovo stabilimento sul monte Tauro, che soprastà immediatamente al luogo di Nasso, e ch'esso divenisse a poco a poco una città ragguardevole la quale prese il nome di Tauromenium (Diod., xiv, 58. 59). Ciò avvenne verso il 396 av. C. e noi troviamo i Siculi sempre in possesso di codesta fortezza alcuni anni dopo.
   Gli esiliati e fuggiaschi abitanti di Nasso e Catania formaron frattanto, come avviene in simili casi, un corpo ragguardevole e riunito per quel ch'è possibile. Nel 394 av. C. un tentativo fu fatto dagli abitanti di Reggio per radunarli in un corpo a Bile {Milazzo) ma senza successo, dacché furono espulsi in breve dai Messaniani, e da quel tempo par fossero dispersi in varie parti della Sicilia (Diod., xiv, 87).
   Da ultimo, nel 358 av. C., Andromaco, padre dello storico Timeo, dicesi radunasse da tutte le parti della Sicilia gli esuli di Nasso e li allogasse sul monte di Tauro-menio che divenne per tal modo una città greca succeditrice dell'antica Nasso (I)iod., xvi, 7). Quindi Plinio parla di Tauromenio, come chiamata Nasso in addietro, espressione non strettamente corretta (Plin., ni, 8, 5, 4).
   Le vicende della nuova città, che giunse in breve ad un alto grado d'importanza e floridezza, saranno da noi narrate alla distesa sotto Taormina. Il luogo ove sorgeva Nasso non pare fosse più abitato; ma l'altare e il santuario suaccennato di Apollo Archerete continuò a segnarlo e son ricordati nella guerra fra Ottaviano e Sesto Pompeo in Sicilia nel 36 av. C. (Appian., B. C., v, 109).
   59 — I.n Patria, voi. V.