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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Caslroreale
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   Dividendosi da ambo i lati della strada i Garibaldini appoggiarono le spalle al muro e alle siepi, aprendo il fuoco sulla cavalleria da ambedue le parti. Trovandosi in mezzo a due fuochi e temendo di essersi troppo avanzato, il comandante napoletano si arrestò e tentò dare addietro; ma Ganbaldi, Missori e Statella, con un pugno di guide, gli preclusero la strada. Intimatagli dnll'ufliziale borbonico la resa, Garibaldi rispose afferrando la briglia del cavallo e menando un fendente al cavaliere. Alcuni soldati della cavalleria napoletana secondarono il loro comandante; uno di essi ferì Garibaldi; il Missori ne uccise due e il cavallo di un terzo; lo Statella un altro, e questa lotta micidiale corpo a corpo fu terminata dal Missori il quale uccise un terzo soldato con l'ultimo colpo del suo revolver. Il rimanente della cavalleria diede volta addietro al galoppo lasciando i cannoni a Santa Marina nelle mani dei Garibaldini
   Reso, per tal modo, vano T'attacco della cavalleria napoletana, il Malenchini potè rannodare i suoi battaglioni e condurli ad un nuovo assalto contro la posizione del nemico, appoggiati com'erano dal Carabinieri genovesi e dal battaglione Dunn, capitanato dal Gosenz. Egl: ebbe però a lottare ancora con gravi difficoltà, sopra tutto a cagione dell'ini possibilità di conoscere nel suo insieme quel terreno irto di muri, siepi ed alberi. \ Carabinieri genovesi, ; quali avanzavansi a traverso le fratle, verso un fossato accavalciato da un ponte che mette alla pianura di Milazzo, dovevano superare ostacoli tanto più gravi in quanto che non potevano vedere che poco lungi davanti a sè mentre il nemico li fulminava da luoghi sicuri.
   Garibaldi desiderava trovare anzitutto qualche punto donde potesse chiarirsi della posizione generale del nemico per dare una valida base alla direzione dello attacco. Un caso fortunato arrise a' suoi desideri. Il vapore da guerra Tukery — già Veloce — giunse in quel momento nelle acque occidentali di Milazzo. Garibaldi, dopo una sosia, durante la quale lavò con le proprie mani e fece asciugare al sole la sua camicia, andò a bordo del Tulcery donde scorse chiaramente la posizione dell'ala destra dei Napoletani, e, fatti trarre alcuni colpi di cannone per divertire l'attenzione delle truppe napoletane, sbarcò per diriger l'attacco della sua ala destra.
   Alle 2 pomeridiane l'assalto divenne generale. Medici si avanzò lungo la spiaggia dal lato occidentale, Gosenz verso la porta Messina e il maggiore inglese Wyndham, seguito dal Malenchini, si slanciò alla porta Palermo, I Borbonici facevano un fuoco vivissimo dalle case e dietro le barche lungo la spiaggia, e palle e mitraglia piovevano fitte dalla fortezza sugli assalitori, finché la compagnia Pavia, sguizzandosi in alcuni giardini, girò la sinistra dei Regii e le cose presero allora buona piega.
   Il muro che circonda quasi la città dalla parte di terra, quantunque alto quasi otto metri, offriva poche difficoltà per le molte aperture ch'erano in esso. I soldati del Medici sostennero di bel nuovo l'urto della battaglia e combatterono strenuamente nonostante le loro gravi perdite. Alcune case furono contrastate accanitamente; ma i Borbonici combattevano come truppe sconfitte e ritiravansi a grado a grado protetti dal fuoco della fortezza, nel mentre i prodi Garibaldini avanzavano a poco a poco dì posizione in posizione, cacciando innanzi a sè i Borbonici, finché, verso le 4, giunsero sino all'ingresso della fortezza.
   Frattanto alcuni uomini del Medici e la compagnia del famoso tiratore inglese, Pear, seguitando la spiaggia, avevano guadagnato le alture presso la fortezza ed, appostatisi vicino ad un vecchio mulino a vento che dominava le opere esterne di Milazzo sloggiarono in breve, con le loro carabine rigate, la guarnigione da quella parte. Nulla rimaneva più a fare per mancanza di grosse artiglierie da battere la fortezza e per non poterle dare la scalata a cagione dell'altezza delle mura e della fortissima posizione naturale. Ben furono rizzate barricate agli approcci immediati verso la città pronta a respingere una sortita dei Borbonici dalla fortezza ed uffìziali
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